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Come possiamo parlare di Memoria se la distruggiamo? – La rimozione della statua del Maresciallo Konev.

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Per il Giorno della Memoria delle vittime dell’Olocausto di quest’anno, la sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz e Senatrice a vita Liliana Segre ha tenuto un discorso al Parlamento Europeo basato sulla sua esperienza di giovane ebrea deportata.
Oltre ai ricordi strazianti di quei momenti, ha avuto l’occasione per rispondere ad alcune parti politiche che mantengono una posizione ambivalente sul tema dell’Olocausto:
Antisemitismo e razzismo ci sono sempre stati: prima non c’era il momento politico per poterli tirare fuori, ma poi arrivano i momenti in cui ci si volta dall’altra parte, in cui è più facile far finta di niente e tutti quelli che approfittano di questa situazione trovano il terreno adatto per farsi avanti.
Da trent’anni sento una difficoltà psichica molto forte a ricordare e a parlare.”

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Liliana Segre con David Sassoli.


Molti parlamentari presenti in aula non hanno trattenuto l’emozione ascoltando le sue memorie e parole, ricordandoci che
«anche oggi qualcuno non vuole guardare e anche adesso qualcuno dice che non è vero».

Il Giorno della Memoria è fissato il 27 Gennaio non casualmente, ma per un evento ben preciso; in quel giorno le truppe dell’Armata Rossa sovietica del 1° Fronte Ucraino del Maresciallo Ivan Stepanovič Konev, abbattono i cancelli del campo di Auschwitz, liberando e assistendo i 7.000 prigionieri rimasti.

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Liberazione del campo di Auschwitz

Nel ricordo di Primo Levi, che vide i primi quattro soldati sovietici avvicinarsi ai cancelli:
La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sòmogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti.
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi.
A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo.
Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo.”

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L’appena citato Maresciallo Ivan Stepanovič Konev, è uno dei comandanti più importanti e decisivi per la sconfitta del nazismo e che diresse l’ultima battaglia della Seconda Guerra Mondiale, l’offensiva di Praga, liberando la città dalle ultime sacche di esercito tedesco (la guerra era formalmente finita il 9 Maggio, ma a Praga continuò fino al 12).
Soprannominato “il Generale che non si è mai ritirato“, è stata una delle figure più rispettate della Seconda Guerra Mondiale in patria e in occidente, nominato dalla Francia
Grand’Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore e ricevuto la Croix de Guerre, nominato dalla Gran Bretagna Cavaliere Commendatore dell’Ordine del Bagno e ricevuto il Military Cross, nominato Commendatore Capo della Legion of Merit degli Stati Uniti d’America (per citare le onorificenze occidentali).
Proprio durante l’avanzata verso Ovest sono i suoi uomini ad abbattere i cancelli del campo di Auschwitz (come sopracitato).

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Maresciallo Konev – Liberazione di Praga.

Il 3 Aprile 2020 a Praga, sfruttando anche la particolare situazione dovuta alle restrizioni per il covid-19, è stata smantellata e trasferita la statua a lui dedicata.

Qualcuno potrebbe giustificare tale scelta con la Storia successiva, legata all’influenza sovietica in Cecoslovacchia; potremmo accettare (in parte) o almeno aprire un dibattito su tale tesi, se non fosse per un altro dettaglio, che rivela la finalità storica e politica del gesto.

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La statua in questione.

Contestualmente alla rimozione della statua di Konev, è stata approvata l’edificazione di un monumento a Andrej Andreevič Vlasov, generale russo che collaborò con i nazisti, istituendo l’Armata Russa di Liberazione, con l’obiettivo di reclutare russi da inserire nella Wermacht tedesca e combattere contro l’Unione Sovietica.
Con incarichi di pattuglia all’interno dei territori sotto il controllo nazista, Vlasov e la sua Armata si macchiarono di crimini legati all’Olocausto, in particolar modo il trasferimento di ebrei e prigionieri baltici nel campo di Auschwitz.
La motivazione del monumento dedicato, secondo le autorità di Praga, risiede nella partecipazione di questi alla liberazione della città, dato che all’ultimo momento, a guerra ormai vinta dai sovietici e con i nazisti allo sbando, decisero di combattere contro i tedeschi ancora in città (un tempismo leggermente tardivo).

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Il generale collaborazionista Vlasov

L’atto grave di rimozione storica, diviene gravissimo nel momento in cui lascia il posto al ricordo e glorificazione di chi Auschwitz non l’ha abbattuta, ma contribuito e collaborato a riempirla.

C’è da dire, a rigor di cronaca, che il portavoce del Presidente Ceco Milos Zeman, ha così commentato la scelta dell’amministrazione comunale di Praga:
“Gli estremisti cechi hanno oggi un grande giorno, stanno festeggiando. In un momento difficile (lotta al COVID-19), persone arroganti e odiose hanno deciso di svergognare il nostro Paese. Stanno smantellando il monumento al maresciallo Konev, il liberatore di Auschwitz e della Cecoslovacchia dai nazisti tedeschi. Si dimenticano, spaventati dal sentimento di vittoria sul monumento, che chi diffonde il male cadrà in esso e finirà nell’oscurità infinita”.

Su questo tema l’Unione Europea mostra un doppio volto da troppi anni, fatto di parole e azioni discordanti.
Se con le parole vorrebbe apparire concorde con Liliana Segre, con tanto di lacrime degli eurodeputati in sala, con le azioni (e non azioni) ha spinto e sostenuto i diretti ereditari delle istanze, metodiche e atteggiamenti del fascismo.
Parliamo, naturalmente, dell’appoggio concesso a tali estremismi che ormai dilagano nell’est europeo, dalla Polonia, ai Paesi Baltici, all’Ungheria, fino al caso più eclatante dell’Ucraina, dove apertamente si è dato supporto a formazioni dichiaratamente neo-naziste, come Pravij Secktor e Svoboda, per un colpo di Stato fatto passare come “rivoluzione democratica ed europeista” con successiva guerra civile, che tuttora è in atto.
La distruzione del patrimonio storico e della sua relativa memoria è realtà ormai da anni, non come semplice cancellazione, ma diretta sostituzione di valori.
Sostituzione che passa prepotentemente non solo nel fisico, come la distruzione dei monumenti di commemorazione ai combattenti contro il nazifascismo, ma anche alla riscrittura della storia, in maniera grossolana dobbiamo aggiungere, come nella risoluzione approvata al Parlamento Europeo nel Settembre 2019, che equipara aggredito e aggressore (comunismo e nazismo) con una ricostruzione dei fatti storici totalmente errata (ne parlammo qui).

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Cimitero Memoriale di Piskaryovskoye, San Pietroburgo, dove sono seppelliti 500.000 sovietici uccisi dai nazisti.

Sicuramente, l’atteggiamento non ha nulla di originale, da sempre la Storia ufficiale, occidentale e liberale, si è modellata per il mantenimento dell’egemonia (ne parliamo qui) con omissioni ed elusioni; commentavamo nel precedente articolo che “L’appoggiare le destre più estreme per evitare che si concedano diritti sociali “al basso”, per poi piagnucolare quando le cose si mettono male, è la condanna ciclica del liberale.”
E tutto questo è chiaramente in funzione del mantenimento liberista.

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La strage di Odessa del 2 Maggio 2014, dove i neonazisti hanno massacrato, stuprato e arso vivi 48 antifascisti (numero ufficiale), nel silenzio totale dell’Europa.

Attualmente tale riscrittura apre scenari sempre più inquietanti in un’Europa in preda a derive autoritarie, da quelle ampie e palesi come l’Ungheria di Orban, a quelle “giustificate dagli eventi” come la Francia di Macron (riferendoci alle decine di morti lasciate nelle strade durante le proteste dei Gilet Gialli), o alle tante “piccole” soluzioni e decisioni intraprese dalle istituzioni (formalmente) democratiche che sempre, in un modo o nell’altro, adottano una “necessaria repressività”.
Deleuze e Guattari
li definivano microfascismi che “passano attraverso le maglie più strette”, oltre a metterci in guardia da quello più pericoloso, il “latente e rassicurante fascismo che è in ognuno di noi”.
Lo speciale periodo storico che stiamo vivendo, fatto di imposizioni e di poliziotti da finestra, ne sono l’esempio.

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Il mausoleo di Trzcianka (Polonia), dove erano seppelliti soldati dell’Armata Rossa caduti per la liberazione della città dall’occupazione nazista, è stato demolito dalle autorità polacche l’8 Settembre 2017 contro la stessa legislazione del paese, che non prevede la rimozione dei mausolei funebri con all’interno le spoglie dei caduti in battaglia.


Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”, campeggia a Dachau.
Se questa frase è vera, e sappiamo che lo è, ci impone oltre alla Memoria la sua conservazione, che come visto, subisce un attacco e una deformazione continua (in Italia in particolare, pesantissima negli ultimi 30 anni).
Ancor prima dell’azione, necessitiamo di un l
avoro individuale (dato che ormai, volutamente, non avviene in maniera collettiva) sulla nostra conoscenza, sulla nostra formazione, sulla nostra cultura.

Non è facile, ancor di più in questo periodo e in questo sistema.
Ma alternative non ne abbiamo.

Non a caso Josè Martì scriveva, nel senso più puro e positivo:

“Il solo modo di essere liberi è essere colti”.

Marcello Colasanti

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LINK SUL NOSTRO SITO:

Parlamento Europeo: Nazifascismo e Comunismo sullo stesso piano. La nuova “paura rossa” che guarda a oriente.

L’Unione Europea delle pere cotte.

30 Aprile 1945, la caduta del nazifascismo e della memoria storica.

La Battaglia di Stalingrado

Di ritorno dalla Russia… Un ringraziamento.

LINK ESTERNI:

A Praga tolta dal piedistallo la statua del maresciallo sovietico Konev

Segre al Parlamento europeo: “Il razzismo c’è sempre nei poveri di spirito e c’è chi ne approfitta”

Strage di Odessa: parla una sopravvissuta. “La brutalità ed il terrore di quel giorno dovevano essere una lezione per qualunque oppositore.”

Prague removes monument to WWII Soviet commander

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