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Di ritorno dalla Russia… Un ringraziamento.

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Il mio viaggio in terra russa si è concluso.

Come sempre, dopo spostamenti importanti, ringrazio chi di dovere.

Di messaggi ne sono arrivati tanti, prima della partenza ma soprattutto durante. Quando si è soli e lontani, fa sempre piacere sentire un pezzetto di casa sotto forma di testo. Quindi, un sentito grazie a tutti, per le belle parole, per i bei pensieri.

Seguiranno molti scritti, foto e articoli (spero…), ma come prima immagine per accompagnare questo ringraziamento ho scelto una delle tante scattate al Cimitero Memoriale di Piskaryovskoye a San Pietroburgo, ex Leningrado.

Questo viaggio nasce attorno alla data del 9 Maggio, Giorno della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica che noi chiamiamo Seconda Guerra Mondiale, dove la Russia, tutta, si stringe attorno agli ultimi eroici veterani per ringraziarli con un inchino, un abbraccio, un fiore…

Giornata per ricordare il sacrificio, immenso, che quei 27 milioni di contadini, operai, studenti, madri e padri, figlie e figli, decisero di donare alle generazioni future e al mondo intero, col prezzo della loro vita.

Da anni ormai è iniziato il mio pellegrinaggio che laicamente rende omaggio ai luoghi in cui trovano riposo queste moltitudini, troppi di loro senza più un nome.

Dal Sowjetisches Ehrenmal e al Treptower Park di Berlino, allo splendore del Park Pobedy e alle mura del Cremlino di Mosca, fino alla titanica magnificenza del Mamayev Kurgan di Volgograd, al secolo Stalingrado.

Quella della foto è tra questi memoriali il meno spettacolare, il meno scenografico, ma tra tutti quello emotivamente più stringente, quasi soffocante, solenne e scarno, terribile e sereno.

Camminare tra quei 186 cumuli di terra ricoperti da un brillante manto d’erba, contrassegnati dal solo anno…
tra il canto degli uccelli…
un bimbo che pone un sasso, una piccola pietra vitrea, un pezzetto di votivo pane….

Tutto è calmo, contrastante, mentre intorno a te riposano 500.000 vite ingiustamente poco e mal studiate, ingiustamente non ricordate, ingiustamente non lodate da un occidente troppo preso dal venerare se stesso, quando ormai, la decadente parte peggiore di noi è divenuta la triste norma, senza accorgercene, come la caduta “senza rumore” di quel decadente impero del quinto secolo.

Nel crepuscolo che allungava esili dita d’ombra,
nella foto offuscata di un giovinetto diciottenne,
nella cinica prospettiva geometrica di lapidi,
nella freschezza di un fiore rosso accanto ad uno ormai appassito;
senso d’imbarazzo, senso di colpa per qualcosa di non commesso ma che senti tuo nel momento “che è stato”, e ancor di più e a ragione, nel momento in cui chi ti circonda quotidianamente non sa, non ricorda, non comprende.

Ecco il mio omaggio e il mio ringraziamento, il più grande,
a quella quiete,
a quel riposo,
a quel silenzio,
che nel canto e volteggio di due Ballerine bianche,
nel passo tenero e picchiettato di un bambino,
nel doloroso tentativo d’inchino di un anziano;
gridava in maniera assordante, non nell’orecchio ma nello spirito, il canto più grande:

Memoria,

Rispetto,
Libertà.

 

Marcello Colasanti

 

ARTICOLO SCRITTO PER “IL GIORNALE DEL RICCIO”, VIETATO COPIARNE IL CONTENUTO ANCHE PARZIALE SU ALTRI SITI.
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3 pensieri riguardo “Di ritorno dalla Russia… Un ringraziamento.

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