Articoli del 2022 · Conflitto in Ucraina · Dal Mondo · Geopolitica · Russia · Unione Europea

Dove eravamo negli ultimi 8 anni? Un passo indietro, tutti, per comprendere.

In questi giorni sulla pagina Facebook non sono state pubblicate notizie e commenti perché, come già avvenuto decine di volte, ha subito un blocco abbastanza pesante.
Inserisco questo commento, precedentemente in forma di storie su Instagram, non per denunciare il fatto, ma come risposta ai messaggi in privato che vedono un sospettoso “silenzio” in un periodo di dibattito così acceso.
La puntualizzazione non è per dare l’immagine di una “persecuzione” nei miei confronti, sarebbe a dir poco patetico sostenerlo calcolando la portata nulla della mia voce, ma è importante per comprendere come tutto, anche le realtà delle dimensioni di un microbo, rimangano impigliate nella fittissima trama che filtra ciò che non è conforme ad un dato pensiero e standard.

Storicamente ogni decisione bellica precede una larga diffusione d’informazioni volte a scaturire emozione, non comunicazione. E l’emozione in questo caso è la paura.
Sono ormai anni che sulla questione si utilizzano termini completamente errati, elusione totale di alcune notizie, creazione di una realtà parallela, nonostante i documenti alla mano suggeriscano l’opposto.

La finalità è la creazione di un senso comune che porti a pensare al “noi” come parte giusta, al “loro” come parte nel torto. Divisione netta tra “buono e cattivo” che segna da sempre il nostro occidente, un retaggio cristiano che non riusciamo a buttar via perché, in funzione di potere, è l’arma coercitiva più semplice e veloce.

Oggi inorridiamo nel vedere i tedeschi che negli anni ’30 sbandieravano sorridenti, agli italiani in piazza Venezia che facevano altrettanto. La convinzione e l’accettazione popolare che spinsero a sostenere una crociata contro i “sub-umani” russi (così erano chiamati), giocò su un meccanismo psicologico esattamente identico a quello che stiamo provando attualmente noi.
Loro non furono più colpevoli di quanto non lo siamo noi oggi nel credere ciecamente alla narrazione attuale.

Stiamo assistendo ad una doppia-verità incalzante, in cui fatti chiari e delineati trovano prime pagine che riportano gli stessi in maniera completamente ribaltata.

In quelle terre non c’è qualcuno che si è svegliato un mese fa e ha deciso “un’invasione”.
Quelle terre sono martoriate da 8 anni di guerra che ha portato massacri, eccidi e distruzione.
Una guerra che nasce da un golpe su manovalanza neo-nazista, termine utilizzato non in maniera inappropriata, ma dalla baldanzosa ostentazione dei soggetti oggi al potere, che si mostrano al TG1 con lo stemma di Stepan Bandera sul braccio.

La regione russa della valle del Don, il Donbass, fino ad oggi parte dell’Ucraina solo per motivi amministrativi di quando tutta l’area era un unico paese, ha una memoria storica fortissima legata all’antifascismo, nessuna regione ha pagato un prezzo di sangue come il loro nella Seconda Guerra Mondiale. Se siamo tutti qui, oggi, lo dobbiamo a loro. Quelle popolazioni non hanno accettato che la stessa minaccia respinta 70 anni fa vestisse, oggi, le uniformi ufficiali dell’esercito e sedesse nei banchi del governo e dei ministeri.

Fin dall’inizio la Russia ha evocato una soluzione diplomatica con la relativa cessazione delle ostilità sulla popolazione russa, richieste ignorate per 8 anni.
Non un mese, non una settimana.
8 anni.
Spesso ho scritto: “la pazienza e il buon senso russo quanto potranno durare?” (vale lo stesso per i cinesi nel Mar cinese meridionale e Taiwan).
Il richiamo, oggi, alle “regole internazionali” da parte dell’occidente, sono le stesse che non hanno mai rispettato negli ultimi 30 anni.

Domanda per i democratici e i presunti antifascisti che tante parole stanno spendendo e piazze stanno riempiendo: quando avveniva la strage di Odessa nel 2014 con massacri e stupri, quando nel Donbass per 8 anni la popolazione non ha visto il sole per sfuggire alle bombe e sono morti in 15.000, ma voi, dov’eravate?

Manifestazione a Roma per la pace e in supporto dell’Ucraina, è ben visibile la bandiera rosso-nera simbolo dei collaborazionisti della Germania di Hitler. La stessa è stata vista alle manifestazioni di Milano e Reggio Emilia.

Domande retoriche a parte, quello che stiamo vivendo è un passaggio epocale, uno di quelli che studiamo sui libri di storia con le date in grassetto. Un impero, quello statunitense, che ha comandato parte significativa del mondo per oltre un secolo e in maniera unilaterale per 30 anni, è caduto sotto ogni profilo: culturale, politico, economico. Sta giocando ora l’ultima carta, l’unico “asso” rimasto, la presenza dominante della propria macchina bellica nel mondo.

Cosa possiamo fare noi?

Intanto, fare un passo indietro, tutti, comprendere i propri limiti percettivi sulla questione e fermarci un attimo a COMPRENDERE:
la storia di quella terra, che non coincide con i limiti banali dell’attuale nazionalismo ucraino;
i trattati nati 30 anni fa alla caduta dell’Unione Sovietica e cosa, invece, ha fatto la NATO negli ultimi 25 anni;
cosa è accaduto 8 anni fa nella piazza dell’EuroMaidan e chi c’era su quel palco a incitare la folla al golpe;
rileggere le soluzioni diplomatiche proposte da parte russa per 8 anni.

Così, probabilmente, il velo di emozione che avvolge le notizie di questi giorni troveranno una solida razionalità di analisi, consentendoci di non essere complici ideologici e morali.

Sulla pagina Facebook, Instagram
e nell’articolo Una guerra di fake news. Le false notizie del conflitto in Ucraina. (Aggiornamento continuo)
verranno aggiunti i video di contro-informazione e le smentite alle fake news del momento.

Aggiungo l’intervento a Rai News 24 di Sara Reginella.
Da notare come il collegamento è immediatamente tagliato in maniera netta e rude.

Una famiglia si rifugia in uno scantinato a Sloviansk per scampare alle bombe, Ucraina.

Sapete di che anno è la foto? Del 2014

Sul Donbass le bombe cadevano, fino a ieri, su obiettivi civili e non militari come oggi.
La foto è stata scattata da un italiano, Andrea Rocchelli.

Andrea è stato ucciso il 24/05/2014 da un gruppo neonazista sotto comando ucraino.
Il principale imputato, Vitaly Markov, condannato in primo grado e incastrato dalle sue stesse foto sul cellulare definite dagli atti processuali “raccapriccianti“, ha avuto supporto legale e mediatico da parte dei Radicali e da Emma Bonino, riuscendo così a ribaltare il secondo grado in assoluzione.
Componenti della divisione testimoniarono l’uccisione e di aver colpito obiettivi civili e giornalisti.
Il comandante oggi è un politico ucraino, legatissimo all’Italia.

Dall’articolo Le radici della crisi ucraina. I perché dello scontro fra Russia e NATO. – Video

Punti fissi” per dare in poche righe un orientamento sugli argomenti trattati:

  • il termine “separatisti filo-russi“, continuamente utilizzato dai nostri giornalisti per riferirsi alle popolazioni del Donbass, è pretestuoso.
    Nel 2014 un cambio molto repentino del governo presieduto da Viktor Janukovyč, caduto a seguito di violentissimi scontri di piazza e conseguente assalto al parlamento, è stato dipinto come “vittoria della democrazia” dai nostri media e dalla nuova classe dirigente ucraina, ma percepito da una larga parte della popolazione come un golpe che ha sostituito il governo democraticamente eletto con uno filo-UE su ingerenza straniera; per queste motivazioni non hanno accettato l’attuale situazione, non per “filo-russismo”. Inoltre, termine affibbiato ad una popolazione che vive in regioni a maggioranza russa, etnicamente e culturalmente (per questo, vedi punto 3).
  • La “vittoria della democrazia” è il termine più utilizzato per descrivere le proteste di Maidan, su cui ricorderemo i comunicati di solidarietà da parte di tutte le forze politiche, in prima fila il Partito Democratico italiano.
    Le proteste furono condotte da gruppi neo-nazisti inquadrati in reparti militarmente organizzati ed addestrati, come per i partiti Svoboda e Pravyj Sektor, che misero la bandiera rosso-nera collaborazionista con la Germania di Hitler accanto a quella dell’Unione Europea.
    Sul palco di Piazza Maidan, il Senatore statunitense John McCain fomentava la folla all’assalto del parlamento.
    Il culmine fu la Strage di Odessa presso la casa dei sindacati, dove i neo-nazisti hanno massacrato, stuprato e arso vivi/e 48 antifascisti/e (numero ufficiale), liquidato come “fatalità” dalle autorità.
    Nel nuovo governo filo-UE e filo-NATO, il partito neo-nazista di Svoboda ricevette 3 ministeri, il vicepremierato e il Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa. Vennero promulgate leggi che tuttora vietano l’utilizzo della lingua russa (in zone storicamente russe); si riabilitarono i collaborazionisti nazisti come “eroi della patria“, primo fra tutti Stepan Bandera, con una campagna di distorsione e riscrittura della storia; messa al bando dei partiti che richiamano alle idee socialiste e comuniste.
    Un numero imprecisato di aggressioni, atti di vandalismo, uccisioni e stupri venne e viene perpetrato, nella sicurezza dell’impunità, nei confronti di persone di etnia e cultura russa, ebraica, esponenti o militanti di sinistra.
  • Come qualsiasi nazionalismo, il nuovo governo e i settori di estrema destra che lo compongono fanno riferimento ad una “grande Ucraina” e ad un concetto di “suolo patrio” che non trova riscontro in nessun libro di storia. Il territorio propriamente “ucraino”, storicamente e culturalmente, corrisponde a meno del 20% dell’attuale; i territori annessi furono in larga parte concessioni, zariste prima e sovietiche poi, per ragioni puramente amministrative (foto in basso). La stessa capitale Kiev è una delle città storiche russe più importanti, definita madre di tutte le città della Rus’.
    Tuttora le parti orientali dell’Ucraina, compresa la penisola di Crimea, contano una popolazione di cultura e lingua russa che supera l’80%.
  • La NATO è ormai in diretto contatto con i confini russi; i cosiddetti “territori cuscinetto”, che garantiscono margine di sicurezza per entrambe le parti, sono saltati da oltre 30 anni.
    La possibilità di colpire con missili balistici i punti sensibili e le città russe da parte della NATO è ormai scesa a pochi minuti. L’espansione dei territori NATO dal 1990 in poi vanno contro gli stessi accordi che vennero stipulati con URSS e Russia, volti a non aumentare le tensioni dopo la dissoluzione del blocco sovietico, tentando di mantenere il difficile equilibrio europeo che si era creato nel periodo della guerra fredda.
    Leggiamo da un articolo della George Washington University:
    gli esperti, dopo aver analizzato i numerosi documenti declassificati negli ultimi anni, hanno concluso che alti funzionari degli Stati Uniti, che a quel tempo univano Germania e Gran Bretagna, garantirono davvero al leader sovietico Mikhail Gorbachev e il ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze che la NATO non si sarebbe avvicinata ai confini russi e ai paesi dell’Europa orientale. Nessuna delle promesse fatte dall’Occidente in merito alla non espansione della NATO si è tradotta in accordi concreti.”
  • Gruppi d’estrema destra, nazionalisti, milizie armate addestrate dalla CIA, hanno ricevuto milioni di dollari negli ultimi 30 anni da parte degli USA, sia sotto forma di denaro che come armi.
    Il flusso di capitali è giustificato tramite le ONG per la “diffusione e promozione della democrazia“, copione d’ingerenza già utilizzato in svariati paesi. Solo nel 2021 gli USA hanno fornito 650 milioni di dollari in armamenti.

Consigliamo vivamente la visione del documentario: UKRAINE ON FIRE – di Oliver Stone. (Documentario 1080 Hd)

I nazisti ucraini del Battaglione Azov

Otto anni di censura sul conflitto ucraino

Crimini e aggressioni di USA e Nato in sintesi. Parla lo storico Daniele Ganser.

Due interventi di Giulietto Chiesa, il primo del 2014.

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