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Il presunto massacro di Bucha: cosa sappiamo finora.


Una didascalica sequenza degli sviluppi sulla notizia del momento, battuta sistematicamente come “certa e verificata”:

29 Marzo: nei negoziati di Instanbul, la Russia s’impegna a ridurre drasticamente l’offensiva militare sulle città di Kiev e di Chernihiv. Questa decisione «aumenterebbe la fiducia reciproca per i negoziati futuri in modo da riuscire a raggiungere un accordo tra le parti e firmare un accordo di pace con l’Ucraina», dichiara il Ministro russo Fomin.

30 Marzo: in accordo con il negoziato del giorno precedente, l’Esercito russo si ritira dalla città di Bucha, piccola città nella periferia di Kiev.

31 Marzo: il sindaco di Bucha rilascia una sorridente dichiarazione sul giorno storico della liberazione. Non fa riferimento in alcun modo a vittime per le strade.

1 Aprile: intervista al sindaco da parte di Ukraine TV24. Ancora nessun riferimento.

2 Aprile: le forze speciali della polizia nazionale dell’Ucraina e l’SBU comunicano che “hanno iniziato a liberare il territorio di Bucha da sabotatori e complici delle truppe russe”. Ricordiamo che fin da inizio conflitto è partita la psicosi alla caccia del “collaborazionista” da parte degli ucraini, con aggressioni e uccisioni sommarie della popolazione civile, anche da parte di criminali a cui sono state consegnate armi in maniera indiscriminata (documentato in maniera ampia da video e interviste, a seguire due video).
Il ricevere aiuti umanitari, come acqua e vivere, da parte russa è considerato “collaborazionismo“.

Un fermo eseguito dalle forze speciali ucraine contro “personalità con opinioni filo-russe”.
Il video è confermato dal sindaco di Dnepr, Boris Filatov, che ha dichiarato “confermo, non è un fake. I fatti sono accaduti a Pavlograd”.



– Dell’operazione “contro i sabotatori complici dei russi” è stato diffuso un video in cui i soldati ucraini girano per le vie principali e periferiche di Bucha (parliamo di una piccola città). Non appare nessun riferimento all’eccidio, nonostante le immagini diffuse in seguito riportino cadaveri legati esposti in maniera visibile nelle strade. Le persone intervistate non fanno nessun riferimento all’accaduto.

3 Aprile: cominciano ad essere diffuse le immagini dei cadaveri in strada e le accuse di eccidio.

– Nei video diffusi dalla parte ucraina, quasi tutti i cadaveri hanno delle fasce bianche. Questo è un segno distintivo per il Ministero della Difesa russo della popolazione civile. In un video diffuso dal leader della difesa territoriale Sergey “Botsman” Korotkikh, mentre gira per Bucha con altri militari, lo si sente rispondere a una domanda: “che facciamo con chi non ha il bracciale blu’?” (distintivo ucraino), rispondendo “sparate”.

4 Aprile: il New York Times pubblica una foto satellitare che riprende i morti per strada, spiegando che è stata scattata il 19 marzo. Quindi i cadaveri sarebbero lì da più di due settimane, nonostante i corpi dei caduti negli scontri siano seppelliti dalla popolazione locale nei pressi della Chiesa già dal 10 Marzo.

– la Russia nega il coinvolgimento e richiede una riunione del Consiglio di Sicurezza ONU per aprire un procedimento d’indagine sui fatti di Bucha, il Regno Unito lo nega.
Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri russo commenta: “Nella peggiore tradizione britannica, il Regno Unito che presiede il Consiglio di sicurezza dell’Onu non ha permesso di convocare una riunione del Consiglio sulla situazione a Bucha. La Russia tornerà a esigere la convocazione del Consiglio di sicurezza riguardo alle criminali provocazioni dei militari e degli estremisti ucraini in quella città.”

– Il Pentagono statunitense diffonde una nota in cui ammette che allo stato attuale non è possibile confermare o confutare in maniera indipendente i resoconti ucraini su Bucha”.

– Intanto la notizia di 410 civili uccisi dai russi viene battuta come “certa” dalle agenzie occidentali, nonostante le informazioni discordanti e nessuna indagine internazionale.

5 Aprile: si tiene la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza ONU, durante la quale il rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, ha affermato che le accuse contro l’esercito russo non sono confermate da alcuna prova, osservando che centinaia di persone sono pronte a testimoniare sui crimini dei neonazisti in Ucraina: “Ci sono ancora molte storie strazianti, ci sono quelli uccisi da saccheggiatori e criminali a cui sono state date armi, civili e stranieri, la cui morte le autorità ucraine, contrariamente ai fatti e al buon senso, stanno cercando di incolpare l’esercito russo”.
Ha aggiunto che le uscite dalla città non sono state bloccate, tutti i residenti sono stati liberi di partire in direzione nord, mentre i quartieri meridionali di Bucha, compresi quelli residenziali, sono stati bombardati tutto il giorno dalle truppe ucraine (similmente a Mariupol).

– Il Presidente dell’Ucraina Zelensky è intervenuto in collegamento video all’ONU attaccando l’organizzazione stessa chiedendo “modifiche dell’intero sistema”, fino a “la dissoluzione delle Nazioni Unite sarebbe l’ultima opzione se non si può garantire la pace. Propongo di organizzare una conferenza mondiale a Kiev per dibattere la riforma del sistema di sicurezza mondiale”, ribadendo che la Russia “va rimossa dal Consiglio di sicurezza.

La questione va affrontata necessariamente da criminologi, investigatori ed esperti medici in una commissione internazionale indipendente ed eterogenea. L’allargamento del conflitto, utilizzando il caso per giustificare l’intervento bellico, è un rischio reale.
Nella storia dell’occidente di casi analoghi ne troviamo a decine, di cui oggi riconosciamo con certezza storica e giornalistica che si trattarono di falsi: la strage di Timisoara, l’uccisione dei neonati in Kuwait, il massacro di Racak, l’attacco chimico a Douma (qualche esempio), tutte certificate montature che hanno “giustificato” l’intervento bellico dell’occidente o il cambio di regime di un paese, con i conseguenti disastri umanitari.

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