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Teoria dell’Agenda Setting: come l’indignazione segue la mediatizzazione. Il caso dei bombardamenti russi e ucraini.

Nella teoria della comunicazione esiste un’ipotesi denominata “Agenda setting”.

I media evidenziano all’interno della realtà un certo numero di problemi (focalizzazione) fornendo, allo stesso tempo, dei quadri interpretativi mediante i quali recepirli.
Grazie all’azione dei mezzi d’informazione, le persone focalizzeranno la loro attenzione su determinate problematiche e ne eluderanno altre: includeranno o escluderanno dalle proprie conoscenze ciò che è incluso o escluso nel contenuto dei media.
L’immagine della realtà che la mente costruisce, subisce una manipolazione a livello cognitivo, che parte dall’organizzazione stessa delle conoscenze. I media creano una cornice interpretativa non limitandosi a fornire notizie ma enfatizzando su temi, aspetti, problemi. Un esempio: un dato tema che non costituisce un problema nella percezione quotidiana, per la focalizzazione e la pedante mediatizzazione lo diviene.
Per l’impossibilità di reperire in maniera autonoma una determinata notizia, oppure (il più sovente) l’incapacità di selezionarla per mancanza di basi culturali e conoscitive, si vive la realtà solo attraverso la mediazione, portando ad un’inevitabile, voluta o meno, distorsione della realtà.
Sempre con l’esempio di sopra, dice Donileen R. Loseke: “un problema sociale è fabbricato quando il pubblico giudica una questione credibile”.
Quindi, non oggettivamente reale. Ma “credibile”.
Credibilità che nella massa crea un‘identità collettiva, che genera un modo di pensare condiviso.

Maxwell McCombs e Donald Shaw, tra i maggiori teorici dell’Agenda Setting.

IL PONTE DI CRIMEA

L’8 Ottobre, l’SBU (agenzia dei servizi segreti ucraini) ha eseguito un attentato terroristico sul Ponte di Crimea, che collega la penisola alla Russia continentale, utilizzando dell’esplosivo caricato su un camion civile in cui hanno perso la vita 6 civili (3 dispersi).
L’attacco ha una forte valenza simbolica, dato che il ponte di 19 Km inaugurato nel 2018 rappresenta la ritrovata unione, anche terrestre, con la Madre Patria dopo il referendum di annessione del 2014, controllato da osservatori esterni provenienti da 23 paesi ma non riconosciuto dal blocco occidentale.
Politici europei e giornalisti hanno dimostrato in gran parte manifestazioni di giubilo, corredati da post umoristici, meme, video di scherno: il più twittato, un “happy birthday” al Presidente Putin con Marylin Monroe che canta vicino il ponte in fiamme.
Lo stesso accadde per l’uccisione tramite attentato, sempre da parte dell’SBU, della giornalista Dar’ja Dugina, figlia del politologo Aleksandr Dugin (continuamente dipinto erroneamente come “ideologo di Putin“), dimostrando una doppia morale sui morti di attentati terroristici in base alla nazionalità della vittima, nonché una completa mancanza di etica professionale.
In Ucraina hanno festeggiato l’attacco con l’emissione di un nuovo francobollo (dopo poche ore) e un cartellone in pubblica piazza dove poter scattare selfie da social.

RISPOSTA RUSSA

Centrale termica di Leopoli

Il 10 Ottobre la Russia ha intrapreso una serie di bombardamenti mirati ai quartier generali militari (come la sede dell’SBU di Kiev), comandi militari, unità produttive e impianti energetici delle maggiori città ucraine (con missili intercettati che hanno poi colpito, purtroppo, anche aree civili).
La copertura mediatica occidentale è stata totale ed enfatica, dando poco risalto alla natura militare dell’attacco e degli obiettivi, ma scatenando nel pubblico un’enorme ondata social d’indignazione.

La notizia ha sicuramente il suo rilievo e non esistono “bombe migliori“, ma sull’altro fronte, lo spazio e la rilevanza mediatica hanno lo stesso peso, soprattutto quando l’obiettivo è solo ed esclusivamente civile?

I BOMBARDAMENTI UCRAINI

Questa una carrellata incompleta di notizie che non hanno trovato spazio in nessun media occidentale solo nel mese di Settembre e limitata a poche aree:

– il 9 Settembre l’esercito ucraino ha bombardato il distretto di Voroshilovsky, Donetsk, con un primo colpo esploso nel parco alle spalle dell’amministrazione comunale, vicino al capolinea del filobus. Una donna è rimasta gravemente ferita. A distanza di 20 minuti, mentre sul posto intervenivano i soccorritori, altri due colpi sono esplosi a distanza di pochi metri dal primo, uccidendo due persone e ferendone gravemente altre 5. Nella stessa mattinata colpito anche un parco nel cuore del distretto Petrovsky dove 3 civili sono rimasti uccisi. In serata colpito anche il distretto Kirovsky, uccisi due civili, e l’ospedale Kalinin, tutte aree prive di obiettivi militari. Il bilancio delle vittime è di 7 civili uccisi e di 27 feriti.

– il 13 settembre, nella repubblica di Lugansk, sono stati effettuati regolari bombardamenti ucraini mirati contro gli edifici scolastici con l’uso di Himars MLRS, colpendo le scuole di Bryanka, Lisichansk e Stakhanov.

– il 14 Settembre le forze armate ucraine con missili Himars MLRS hanno sparato contro un college di Perevalsk. Un adolescente di 15 anni è morto, sei studenti sono rimasti feriti. Il commissario per i diritti umani della repubblica popolare di Lugansk, Victoria Serdyukova, lo ha definito un atto di genocidio.
A Golmovsky, nei pressi di Gorlovka, dei razzi di fabbricazione statunitense in dotazione all’esercito ucraino hanno distrutto due palazzine e ucciso quattro civili.


– il 15 Settembre è la volta delle scuole di Stakhanov e Lisichansk.

– il 17 Settembre un nuovo bombardamento sul pieno centro di Donetsk, con munizioni NATO a lunga gittata. Quattro civili muoiono arsi vivi in piazza Lenin, altri rimangono uccisi vicino al teatro. Il reporter Vittorio Rangeloni, sul posto, commenta: “ancora una volta è doveroso ribadire che si tratta di terrorismo in quanto le zone colpite non hanno alcuna rilevanza militare”.

– il 19 Settembre viene bombardata piazza Bakinskyh Kommissarov, una delle zone più trafficate di Donetsk. Nel raggio di almeno un km non ci sono caserme, stazioni di polizia, militari, palazzi amministrativi, ma solo negozi, supermercati, farmacie, fermate dell’autobus e asili.
Il bilancio è di 13 civili uccisi.

– il 22 settembre, sempre a Donetsk, l’esercito di Kiev spara colpi di artiglieria contro il Mercato Centrale. Sei persone, tra cui un minore di 14 anni, rimangono uccise.

– il 30 settembre a Zaporozhye, le forze armate ucraine hanno colpito l’area del corridoio umanitario che collega i territori controllati da Kiev a quelli controllati da Mosca. Diverse persone in attesa di raggiungere i territori controllati dalla Russia sono rimaste uccise.

– solo per concludere, con i riflettori puntati sugli attacchi russi, in questi giorni proseguono i bombardamenti sui quartieri civili di Donetsk. Ieri un civile è rimasto ucciso, numerose le case danneggiate.

Questi attacchi ad obiettivi civili senza alcuna rilevanza militare sono completamente ignorati dal pubblico occidentale perché “l’Agenda” mediatica ha scelto di escluderli, costruendo un frame percettivo che vira la rabbia, la pietà e la solidarietà in un senso unico.
Il danno di percezione non va calcolato da Febbraio 2022, ma esteso ad un periodo di 8 anni, poiché la condotta dell’esercito ucraino nei confronti degli abitanti russofoni del Donbass è il medesimo dal 2014 (anno del golpe finanziato dagli USA) causando 14.000 morti, con l’aumento dell’intensità degli attacchi presso i centro-città in concomitanza con l’arrivo di armi con potenza e gittata sempre maggiori da parte di NATO e UE.
La visione e versione di uno solo dei due schieramenti, con conseguente censura completa della controparte e delle voci critiche interne, è utili ad alimentare facili semplificazioni di un conflitto complesso, che viene da lontano e vede uno scontro tra potenze geopolitiche, riducendo il tutto a frasi “mantrae banalizzazioni da “c’è un aggredito e un aggressore”.

L’indignazione furente da parte del pubblico sull’attacco russo, comunque condivisibile (ribadiamo, non esistono bombe buone), come mai non trova riscontro in quelli estremamente più gravi e mirati solamente alla mattanza di popolazione civile in un periodo lungo 8 anni?
E andando a ritroso, in Serbia, in Libia, in Iraq, in Afghanistan…

La risposta è in quella costruzione della realtà che include ed esclude, che forgia delle lenti interpretative sempre più trasversali, superando classi sociali e livelli d’istruzione, finalizzate alla creazione di un‘identità collettiva e un modo di pensare condiviso. Nel nostro caso, utili all’egemonia occidentale e alla continua demonizzazione dell’esterno.

Articolo del 2014.

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