
Il settimanale Panorama rappresenta una delle tante voci reazionarie del nostro paese, è cosa nota, ma il numero del 22 Dicembre è indicativo per comprendere da dove nasce il sentimento di ostilità nei confronti della Cina che ormai pervade le persone in occidente. La nostra informazione riserva la costante delle fake news al paese asiatico e il danno principale che ne consegue non è solo conoscitivo ma PERCETTIVO, quanto sulla Cina tanto su noi stessi.
Panorama, già partendo da una copertina riprovevole e per nulla giornalistica, apre con un pezzo del direttore Maurizio Belpietro che riesce nell’impresa di asserire: “Per quasi ottant’anni il mondo è vissuto in pace, se si escludono alcuni conflitti limitati, da quello in Vietnam a quello in Iraq.”
Oltre a considerare “limitati” conflitti d’importanza storica con annessi milioni di morti e paesi devastati, dà l’immagine di un occidente che è riuscito nell’obiettivo positivo di mantenere “ordine e pace“, quando in questi 80 anni tutto è accaduto tranne che le suddette, con un aumento vertiginoso delle ingerenze e destabilizzazioni da quando il liberismo decretava “la fine della storia” nel 1991, ritrovandosi per un ventennio senza controparte a bilanciare il potere geopolitico. Citando un vecchio articolo sull’Afghanistan “le parole “democrazia” e “occidente” con cui politici, liberali, media e benpensanti riempiono i discorsi quando parlano di politica estera, elevando noi stessi sopra a chiunque altro, sono in realtà sinonimo di morte e distruzione nei paesi subalterni all’imperialismo occidentale”.
Così Belpietro, e come lui ogni altro organo d’informazione sul versante atlantico, contrappone a questa mentalmente costruita “pax occidentale” una minaccia, un nemico incombente: “sullo scenario geopolitico si è affacciata una nuova potenza che minaccia di sconvolgere i quasi ottant’anni di pace” ed ovviamente, la stessa moneta vale per l’alleato russo “ma se dalla Cina spirano venti di guerra, alle porte d’Europa non si registra un’aria migliore” con il riferimento alle accresciute tensioni sul confine est dell’Unione Europea, dimenticando sempre che ad avanzare fin sotto le “finestre” altrui, armati di missili balistici e basi militari, è stata la NATO, contro ogni accordo diplomatico firmato sia precedentemente con l’URSS che con la Russia dagli anni ’90 in poi, così come per la Cina le innumerevoli azioni provocatorie, un esempio il Mar Cinese Meridionale che ha visto in questi ultimi 10 anni violazioni della sovranità territoriale costantemente denunciate in sede internazionale, mai degne di citazione per la nostra stampa (è di due mesi fa l’incidente del sottomarino nucleare americano Connecticut in quelle acque).
Ricordando sempre che gli USA hanno distribuito 686 basi militari (conosciute) in 74 paesi del mondo, accerchiando letteralmente Russia e Cina. In riferimento a questo, chi minaccia chi?

Nell’editoriale non può mancare il riferimento agli accordi commerciali internazionali: “Pechino finanzia Stati in difficoltà o in via di sviluppo, costruendo infrastrutture e facendosi ripagare con lo sfruttamento di
miniere e la vendita di elementi essenziali per alimentare la propria industria.” La frase di Belpietro omette che gli “stati in difficoltà“, come quelli africani, lo sono non per condizioni interne, ma per secoli di colonialismo e imperialismo occidentale che ancora ostinatamente cerchiamo in ogni modo di portare avanti con multinazionali, debito perpetuo, stati fantoccio, ingerenze interne e apertamente guerre. Questi paesi hanno conosciuto per la prima volta nella loro storia un interlocutore, la Cina, che ha posto le basi per una mediazione tra pari, senza nessuna mira d’ingerenza politica interna, con accordi bilaterali che prevedono un rapporto di reciproca convenienza. Il sistema predatorio imperialista ha creato gli squilibri e le tragedia che vediamo ogni giorno; da ex paese imperializzato la Cina lo comprende perfettamente, ed i paesi interessati dagli accordi hanno aperto le loro porte ad investimenti e infrastrutture perché, finalmente, dopo secoli hanno visto un’alternativa al furto costante di ogni settore economico vitale, mantenendo la propria autodeterminazione su politica interna ed economia.
Questa realtà geopolitica “parallela” non è un caso limitato al settimanale Panorama, ma l’attuale pensiero e unica realtà accettabile dai media in occidente: queste stesse posizioni e false notizie le troviamo riportate su testate considerate autorevoli e politicamente imparziali, come New York Times, BBC, i nostri Corriere della Sera e la Repubblica, quanto in quelle percepite distanti a livello valoriale e ideologico; un articolo sulla Cina scritto dal Primato Nazionale o il Manifesto, nella sostanza, è pressoché identico.
Tale atteggiamento non mira solamente alla costruzione del “mostro” identificato nel nemico del momento, ma soprattutto a mantenere la percezione interna su noi stessi come “migliore e unica civiltà“, laddove qualsiasi alternativa esterna è destinata a produrre solo ed esclusivamente uno scontro di civiltà; l’attuale “terrore giallo” non è nulla di nuovo, ma un riciclo di quello ottocentesco. La base su cui poggia è sempre la stessa, il nostro viscerale occidentalismo con cui stiamo giustificando, tuttora, un liberismo non solo morente, ma già in avanzato stato di decomposizione.
«Quando i missionari giunsero, gli africani avevano la terra e i missionari la Bibbia.
Essi ci dissero di pregare a occhi chiusi.
Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.»
Jomo Kenyatta
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Link e citazioni:
- Limes: La collana di perle delle basi militari americane
- Varoufakis: Cina e politica estera / economica “atteggiamento non interventista e umanitario”.
- Panorama, anno LIX, n.52, 22/12/2021.

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