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Anchorage, summit USA-CINA: 2021 per i cinesi, 1842 per gli americani.

Il 18 Marzo si è aperto il summit fra Stati Uniti d’America e Cina per un dialogo strategico di alto livello, presso la città di Anchorage, in Alaska.

Gli alti funzionari degli Stati Uniti hanno tenuto fin da subito un comportamento irrispettoso nei confronti della controparte con atteggiamenti condiscendenti, senza attenersi alle regole e all’etichetta diplomatica, andando ben oltre il tempo massimo consentito nelle esposizioni, in cui hanno riproposto le accuse già largamente smentite a livello internazionale su Xinjiang e sulla questione interna di Hong Kong, fino all’offesa aperta e palese di far uscire i giornalisti nel momento in cui iniziava la sessione cinese.

La Cina della Repubblica Popolare non è più quella del 1842 che firmò un indegno trattato a Nanchino su ricatto britannico, e nemmeno quella della “politica del basso profilo internazionale” di Deng Xiaoping, intenzionata a non interrompere le nuove relazioni commerciali, vitali per costruire la Cina che conosciamo oggi, attendendo il momento giusto per ottenere dei risultati.

Oggi la Cina è tutt’altro, e non sembra intenzionata a ricevere lezioni morali da chi non ha mai potuto impartirne.


Yang Jiechi, capo della delegazione cinese e responsabile esteri del Partito Comunista, non ha utilizzato mezzi termini per rispondere alle provocazioni americane, partendo proprio dall’uscita dei giornalisti:

“l’atteggiamento degli Stati Uniti è scorretto, perché non volete che i giornalisti vedano? Avete forse paura dei giornalisti? Non eravate democratici? Avete parlato per due sessioni, anche la Cina ha diritto a due sessioni!”

Proseguendo, in risposta alle accuse di violazione dei diritti umani, in piena ingerenza sugli affari interni cinesi:

“Voi non meritate un confronto con la Cina in veste di paladini dei diritti umani.
Smettetela di promuovere la vostra versione di democrazia nel resto del mondo. Perfino all’interno degli Stati Uniti molti hanno smesso di avere fiducia in quella democrazia. La Cina non accetta accuse, non è possibile strangolare la Cina, avete precipitato le relazioni bilaterali in una crisi senza precedenti”.

La storia insegna che tentare di strozzare la Cina, schiacciare la Cina, alla fine crea danno solo a voi stessi.

Cina è sinonimo di salvaguardia del sistema internazionale con Nazioni Unite al centro e ordine internazionale basato sul diritto internazionale.
La maggior parte dei paesi del mondo non riconosce che i valori degli Stati Uniti rappresentano i valori internazionali, non riconosce che ciò che gli Stati Uniti dicono rappresenta l’opinione pubblica internazionale e non riconosce che le regole formulate da alcuni paesi rappresentano regole internazionali.
Gli Stati Uniti hanno il loro modello di democrazia, e la Cina ha il suo.

Ci auguriamo che gli Stati Uniti cambino la loro mentalità a somma zero, abbandonino approcci sbagliati e non abusino del concetto di sicurezza nazionale.”


Tra tutte, spicca la secca risposta sull’atteggiamento americano, tanto da divenire una frase virale in Cina, riproposta su post e video nei social network:
“Gli Stati Uniti non sono qualificati per parlare alla Cina da una posizione di forza, e questo non è un modo per trattare con il popolo cinese.”

Yang Jiechi, capo della delegazione cinese e responsabile esteri del Partito Comunista

La diretta del summit da parte di CNN, ha trasmesso solo ed esclusivamente gli interventi americani.
Inseriamo un video con l’apertura del summit, almeno questa, integrale (a fondo articolo).

Si riconferma la politica estera estremamente aggressiva e provocatoria da parte degli Stati Uniti nei confronti della Cina, anche con l’amministrazione democratica Biden, che già aveva palesato l’indirizzo a Febbraio durante la missione scientifica dell’OMS, avvalorando la fake news della “non collaborazione” delle autorità cinesi, smentita proprio dagli scienziati occidentali (ne parliamo qui).

Nonostante Tony Blinken, Segretario di Stato USA, abbia dichiarato “la Cina è una minaccia per la stabilità globale” (ricevendo anche un “sono orgoglioso di lui” dal Presidente Biden); in realtà è proprio l’atteggiamento imperialista che portano avanti, senza freni da 30 anni, gli Stati Uniti a costituire, attualmente, la maggior minaccia all’ormai fragile equilibrio mondiale. Atteggiamento che trova applicazione pratica con ingerenza interna, pressione militare, dazi, tentato isolamento internazionale (cordone con India, Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Australia per “chiudere” a livello marittimo e militare la Cina, più di quanto già non lo sia), tutto supportato da una campagna imponente di fake news in pieno stile da guerra fredda, che già da ora sta mietendo un numero di vittime sempre più alto, non solo negli Stati Uniti ma in tutto l’occidente, con una nuova ondata di razzismo omicida ai danni della comunità asiatica, alimentato dalla nuova mediatica “Paura Gialla” (su cui dedicheremo il prossimo articolo).

ARTICOLO SCRITTO PER “IL GIORNALE DEL RICCIO”,
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