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Propaganda anti-cinese su Report: alcune risposte.

Il servizio di Report di lunedì 10 Maggio segue la linea delle notizie sulla Cina degli ultimi anni, ormai esasperata nell’ultimo. Una narrazione completamente di parte occidentale, disonesta intellettualmente, in cui si espone una versione come fatto sicuro e assodato, anche se a più riprese smentito, non contemplando la versione opposta e il contraddittorio.

La sequenza di “notizie” riportate fanno parte di un elenco di fake news già largamente smentite da studiosi, giornalisti e sinologi, quasi tutti occidentali. Perché il paradosso è proprio qui: chi tratta la Cina da esperto, anche in maniera molto critica, è compatto nel rifiutare le accuse mosse attualmente alla Cina sulla questione dello Xinjiang. Le accuse, arrivano da persone o associazioni con grandi conflitti d’interesse, legami con paesi ostili, non competenti sulle questioni interne alla Cina.

Nel servizio ritroviamo, di nuovo, le false foto satellitari dei campi, ripetutamente smentite da controprove; come “fonte autorevole” l’istituto di politica australiano ASPI, finanziato dal governo australiano, statunitense e dall’industria militare, il massimo dell’ostilità anti-cinese, rappresentato dalla voce di un’italiana che fino a 1 anno fa si trovava in Australia come insegnante d’inglese. Un “complimenti” a Report per le fonti autorevoli, va riconosciuto.
Non che servisse competenza e studio della materia per il servizio offerto, questo è evidente, ma tale scelta scellerata delle fonti è obbligata, perché a sostegno della tesi di genocidio non c’è nulla e nessuno di autorevole, e ogni singolo rapporto a favore riporta, sempre e comunque, allo “studio” del tedesco Adrian Zenz, smontato ormai in ogni parte (ne parliamo qui: Rapporto europeo confuta l’accusa di genocidio contro la Cina. – “La determinazione del genocidio nello Xinjiang come ordine del giorno – Analisi critica del rapporto Newlines Institute e Raoul Wallenberg Center”).

L’unica voce di controparte, quella di Fabio Massimo Parenti, ha subìto un taglia e cuci delle due ore e mezza d’intervista, riportando in maniera distorta dichiarazioni e concetti.

L’attuale trattamento che l’informazione occidentale sta riservando alla Cina, un attacco frontale senza precedenti fatto di falsità grossolane e provocazioni, dalle più gravi (come lo Xinjiang, lo spionaggio, il coronavirus) alle più minute demenzialità, ricorda il maccartismo anni 50 contro l’Unione Sovietica dei “senza-Dio mangia bambini“.
La pianificazione è ben definita, addirittura palese su documenti ufficiali: per sostenere tale narrazione, gli Stati Uniti d’America stanno investendo milioni di dollari in propaganda mediatica. Il 27 Aprile 2021 è stato approvato il Strategic Competition Act, in cui si legge di un finanziamento di 300 milioni di dollari l’anno per il periodo 2022-2026 per una mastodontica operazione di propaganda anticinese, giustificata “per contrastare l’influenza maligna del Partito Comunista Cinese a livello globale”. Fondi diretti ai media occidentali, istituti di ricerca politica, gruppi di uiguri (o presunti tali) fuori dai confini cinesi, da utilizzare come “testimonial” del genocidio in atto.

Stesso discorso sul controllo sociale e tecnologico, accuse che andrebbero, tutte, rivolte parimenti e in maniera assai più grave qui da noi, con l’aggravante che molte di quelle informazioni e invadenze tecnologiche, sono in mano a privati e multinazionali di cui ignoriamo totalmente utilizzi e applicazioni (argomento che affronteremo con articolo dedicato, come per tutti gli argomenti trattati dal servizio).

Questa vicenda è esattamente lo specchio dell’asservimento del nostro sistema informativo: giornalisti che sul piano dell’informazione interna hanno innegabili meriti (seppur ormai tutti al passato, come anche Milena Gabanelli), quando si tratta di politica estera e geopolitica, la narrazione è identica e impostata secondo i dettami, stretti e rigidi, dell’imperialismo atlantista: un articolo del Primato Nazionale, de Il Giornale, di Libero, di Repubblica, di Internazionale, di Report o del Manifesto, hanno TUTTI la stessa identica linea acritica, intellettualmente disonesta e conforme al pensiero unico e totalizzante dell’occidente neoliberista, in un ribaltamento continuo di vittime e carnefici, colpe e assoluzioni.

Il disegno di questi attacchi propagandistici, molto più grande delle limitate ambizioni di Report, è il costruire nelle menti occidentali quella diffidenza, quella paura, quella riluttanza nei confronti di un paese che andrebbe capito, studiato e lodato per i risultati che ha ottenuto in un periodo così breve e con benefici per così tanti, che portano a quel malsano senso di “superiorità morale” che ci prepara ad accettare l’assurdo contro il “mostro” di turno.

Mentre stiamo buttando 50 anni di ottimi rapporti diplomatici con la Cina, quello che ci ostiniamo a non comprendere qui in Italia è che, stavolta, il cambio di sponda all’ultimo minuto non ci sarà d’aiuto.

Per approfondire:

Di seguito, una serie di articoli e risposte alla puntata di Report che aggiorneremo costantemente.

Prima, come sempre il nostro “vademecum” sulla questione dello Xinjiang:

  • La questione degli uiguri islamici dello Xinjiang, regione autonoma all’estremo Ovest della Cina, è attualmente il tema principale con cui gli Stati Uniti (e con loro l’Unione Europea) creano ostruzionismo nei confronti della Cina, accusata di “genocidio” su base religiosa (la complessa questione verrà trattata in maniera esaustiva con un successivo articolo).
  • Lo Xinjiang è una regione periferica e di confine, estremamente importante per i collegamenti via terra creati dalla Nuova Via della Seta cinese, la Belt and Road Initiative, nata per sostenere il libero scambio e la cooperazione tra i continenti europeo, asiatico e africano, nonché “smarcare” la Cina dalla chiusura geografica ad est e sud, dove Stati Uniti e relativi sottoposti mantengono una posizione dominante e pressione militare.
  • La regione subisce da anni gravissimi attacchi terroristici da parte di fanatici e fondamentalisti, che hanno lasciato dietro di se una lunga scia di morti e feriti. Nell’area centro-asiatica, il fondamentalismo islamico su base separatista ed etnica è da sempre uno degli strumenti che l’occidente utilizza come destabilizzatore nei paesi non allineati; un esempio esaustivo, i mujaheddin in Afghanistan.
  • La Cina contrasta tale fenomeno con un programma di reintegro nella società dei soggetti caduti nella trappola del fondamentalismo, una deradicalizzazione tramite formazione e studio. In molti entrano volontariamente in tale programma, spesso su consiglio familiare, continuando a risiedere nel proprio domicilio e non trattenuti nelle strutture (la soluzione attuata dagli statunitensi allo stesso problema è Guantanamo ed Abu Ghraib).
  • Fino alla fine del 2020, gli Stati Uniti hanno classificato il Movimento Islamico uiguro del Turkestan orientale come un gruppo terroristico, hanno combattuto contro i combattenti uiguri in Afghanistan e ne hanno tenuti molti come prigionieri. Nel luglio 2020, le Nazioni Unite hanno riportato la presenza di migliaia di combattenti uiguri in Afghanistan e Siria.
  • L’unica fonte sulla quale l’occidente accusa di “genocidio”, è un rapporto dell’antropologo tedesco Adrian Zenz, teologo e anti-comunista che non ha mai visitato lo Xinjiang e con nessuna esperienza sulla Cina, vicino alla setta del Falun Gong. A sua volta, Zenz ha basato il suo rapporto sulla campagna anticinese portata avanti da Rebiya Kadeer, ex deputata della Conferenza Consultiva politica del popolo cinese, fuggita negli Stati Uniti dopo una condanna per evasione fiscale milionaria e spionaggio.
  • Il governo cinese ha invitato più volte osservatori occidentali a visitare la regione, questi hanno sempre rifiutato.
  • Una commissione delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale ha visitato 3 volte la regione. Durante la 44° sessione del Consiglio sui diritti umani, ha ringraziato la Cina per la sua apertura e dell’invito alla visita per oltre 1000 diplomatici, giornalisti e religiosi, che hanno potuto constatare i risultati positivi ottenuti nella zona, sostenendo “sollecitiamo ad astenersi dal fare accuse infondate contro la Cina basate sulla disinformazione”.
  • L’Organizzazione della cooperazione islamica ha eseguito un’investigazione sul presunto genocidio anti-islamico, non rilevando nessun abuso e lodando il programma di deradicalizzazione cinese. Tutti i paesi islamici hanno votato in favore della Cina presso l’ONU. Contro, e utilizzando il termine “genocidio”, solamente i paesi occidentali filo-americani.
  • Dal 30 marzo al 2 aprile, una delegazione composta da più di 30 diplomatici provenienti da circa 21 paesi ha visitato lo Xinjiang. Mohammad Keshavarz-Zadeh, l’ambasciatore iraniano in Cina, ha riferito che le attività religiose nelle moschee si sono svolte in linea con la volontà del popolo musulmano, dopo aver visitato le moschee nella capitale regionale Urumqi e Kashgar. E’ rimasto anche stupito dalle condizioni delle moschee locali.“Come musulmano, ho pregato nella moschea. Ho visto che le persone sono libere di praticare le loro attività religiose”.
  • Per sostenere tale narrazione, gli Stati Uniti d’America stanno investendo milioni di dollari in propaganda mediatica. Il 27 Aprile 2021 è stato approvato il Strategic Competition Act, in cui si legge di un finanziamento di 300 milioni di dollari l’anno per il periodo 2022-2026 per una mastodontica operazione di propaganda anticinese, giustificata “per contrastare l’influenza maligna del Partito Comunista Cinese a livello globale”. Fondi diretti ai media occidentali, istituti di ricerca politica, gruppi di uiguri (o presunti tali) fuori dai confini cinesi, da utilizzare come “testimonial” del genocidio in atto.
  • Una pluralità di giornalisti e reporter (occidentali e non) che hanno visitato anche per anni la regione dello Xinjiang, confermano quanto sopra riportato, tra cui citiamo:
    André Vltchek, reporter russo con passaporto americano, morto in maniera sospetta dopo aver contraddetto le accuse occidentali,
    George Galloway, ex deputato , giornalista e scrittore britannico,
    Jeffrey Sachs, professore della Columbia University di New York,
    Adriano Madaro, sinologo, scrittore e giornalista, oltre 200 viaggi in Cina dal 1976,
    Daniel Dumbrill, giornalista e YouTuber canadese,
    Graham Perry, docente e relatore britannico,
    Michele Geraci, Professore di Finanza, Economista, ex Sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico,
    Gordon Dumoulin (olandese), Jan Oberg (danese) e Thore Vestby (norvegese) della Transnational Foundation for Peace and Future Research (TFF), hanno pubblicato il contro-rapporto intitolato “La determinazione del genocidio nello Xinjiang come ordine del giorno – Un’analisi critica di un rapporto del Newlines Institute e del Raoul Wallenberg Center”, confutando le accuse del rapporto USA del Marzo 2021.

Breve intervista di risposta di Fabio Massimo Parenti su Facebook (intervistato nel servizio):

La CATTIVERIA dei “buoni” – una prima risposta al disservizio di #Report (o repost) e alla #Disonestà giornalistica per seguire un’agenda politica precisaFabio Massimo Parenti chiarisce alcune questioni fondamentali riguardo un servizio di Report andato in onda il 10 maggio che lo ha trovato coinvolto in un “taglia e cuci” ambiguo e pretestuoso. Prossimamente in libreria “La via cinese. Sfida per un futuro condiviso” Meltemi Editore.

LINK AL VIDEO

Report e la smaccata propaganda contro la Cina

da l’Antidiplomatico
di Carlo Formenti
fonte: Report e la smaccata propaganda contro la Cina – OP-ED – L’Antidiplomatico (lantidiplomatico.it)

Ho seguito Report finché la Gabanelli è passata armi e bagagli al servizio del Corriere, dove si è rapidamente integrata nella macchina comunicativa del pensiero unico. Ho smesso di seguirlo quando la nuova versione si è trasformata nel clone Rai delle Jene targate Mediaset, con servizi tanto più gridati e gesticolati quanto più inconsistenti, sia dal punto di vista degli argomenti trattati, sia sul piano della loro rilevanza pubblica (sempre più spesso si tratta di “sputtanare” questo o quel personaggio a livello personale, più che sul piano delle idee, anche quando sarebbe più facile – ma soprattutto più utile – attaccare le idee che il personaggio, ma si sa, oggi il personale è politico…).

Ciò detto, ieri sera l’ho guardato perché mi era giunta notizia che Fabio Massimo Parenti, (studioso italiano che insegna in Cina e autore del libro “La via cinese”, di prossima pubblicazione per la collana da me diretta per l’editore Meltemi, nel quale smonta gli stereotipi occidentali sul Paese del dragone) era stato intervistato dalla redazione del programma.

Pensavo – mi illudevo – che ciò avrebbe contribuito a stemperare almeno in parte il clima da guerra fredda che i media mainstream stanno montando da qualche tempo (da quando Biden, appena eletto, ha chiarito di voler difendere dal “nemico” con ogni mezzo – per ora con sanzioni economiche e una tambureggiante campagna di stile neo maccartista , poi si vedrà – la barcollante egemonia Usa.

Ebbene, mi sono trovato davanti a una smaccata performance propagandistica, degna di quelle orchestrate da Cia e Pentagono durante la guerra del Vietnam. Il tema principale è stato: i cinesi ci spiano con strumenti infinitamente più potenti e pervasivi di quelli immaginati da Orwell.

Noi, poveri ingenui, abbiamo comprato migliaia di telecamere che sfruttano le loro tecnologie senza sapere che sono altrettanti mini cavalli di troia che ci osservano anche quando andiamo in un cesso pubblico.

Per inciso molte delle “prove”, illustrate da “esperti” ad hoc, sono letteralmente scoperte dell’acqua calda: tutti i device digitali di ultima generazione sono strumenti a doppio taglio, come abbiamo imparato allorché è emerso – ma di questo si è accuratamente taciuto – che Usa, Inghilterra, Australia e Canada collaborano da tempo alla gestione di un gigantesco meccanismo di intelligence per spiare, non solo i nemici, ma anche gli alleati (Merkel compresa) e i loro stessi cittadini.

Il pastone è stato confezionato con immagini suggestive ispirate da noti serial tv e da film di spy story, accompagnate da musiche cupe e inquietanti (la parola inquietante è tornata decine di volte nel corso della trasmissione). Soprattutto si è insistito sul fatto che tutti i cittadini e tutte le imprese cinesi che vivono o lavorano all’estero sarebbero tenuti a trasmettere le informazioni di cui vengono a conoscenza al proprio governo.

Questo serve:

1) a colpire gli interessi delle imprese cinesi high tech concorrenti di quelle americane (vedi il caso dell’attacco a Huawei e della forsennata campagna Usa per impedire che gli europei adottino tecnologie 5G made in China);

2) a creare un clima di sospetto e diffidenza nei confronti dei cinesi della diaspora (con il rischio tutt’altro che improbabile alimenti una vera e propria sinofobia: dallo scoppio dell’epidemia – che gli Stati Uniti hanno in tutti i modi cercato di insinuare sia sfuggita, o addirittura volutamente diffusa, da un laboratorio di Wuhan, negli Stati Uniti ci sono state migliaia di aggressioni a cittadini asiatici, spesso scambiando per cinesi esponenti di altre etnie, ma tanto sono tutti “musi gialli”).

Ma i cinesi non sono solo spie: sono criminali che trattano i nemici interni come i nazisti trattavano gli ebrei. Così buona parte della trasmissione è stata dedicata a rilanciare (con immagini satellitari – la cui interpretazione è ovviamente devoluta a chi controlla i satelliti, cioè ai servizi Usa – con interviste a un rappresentante di un sedicente governo Uiguro in esilio e a “esperti” esponenti della santa alleanza anglosassone di cui sopra, rinforzati da alcuni servizievoli italiani) la tesi dell’esistenza di presunti “campi di concentramento” nello Xinjiang.

Voci in grado di contestare la tesi precotta del programma? Nessuna. Solo qualche lapsus (qualcuno si è lasciato scappare che tutta questa cagnara non è altro che un episodio della guerra commerciale fra Cina e Stati Uniti), nessun esponente cinese di rilievo (a parte una fuoruscita convocata per confermare l’esistenza dei campi di cui sopra). Che dire poi dei tanti occidentali, fra i quali molti docenti universitari, che vivono, lavorano e insegnano in Cina, e che offrono un immagine del tutto diversa di quel Paese? E’ stato passato solo un flash estratto dall’intervista a Parente cui accennavo in precedenza, montando e decontestualizzando le sue parole (tanto che credo che l’interessato non escluda di sporgere querela) per far sì che:

1) sembrasse ammettere e approvare l’esistenza dei campi;

2) sostenesse che non sarebbe male adottare misure analoghe per la popolazione di Scampia. Che altro dire. Qualcuno pensa che questi sedicenti giornalisti proporranno mai un’inchiesta sul campo di Guantanámo, sui crimini di guerra americani in Iraq e altri teatri di guerra, sui sistemi di spionaggio euroatlantici, sulle infiltrazioni naziste nelle cosiddette “rivoluzioni colorate” in Ucraina e Bielorussia?

Lascio a voi la risposta. Concludo dicendo solo che ormai l’intera stampa italiana è tornata a svolgere il ruolo che avevano i cinegiornali durante il fascismo, con la differenza che allora servivano padroni interni mentre oggi servono padroni stranieri. L’immagine che meglio sintetizza l’etica di questa gente è quella che ho trovato sul profilo dell’amico Fabrizio Marchi 

Dichiarazione di Fabio Massimo Parenti su Facebook (intervistato nel servizio):

❗⚠️ STASERA SU REPORTTROVERETE taglia e cuci a una intervista di 2 ore e 30.

CONTESTO:
✔️ Data disponibilità, intervistato il 18 febbraio
✔️ Ospitati da me in sede Eurispes
✔️ Fornito materiale documentale per 3 mesi, tra cui donazione di un libro sullo Xinjiang (Morigi).
Perché? Voglia di collaborare, passione per il mio lavoro.

Mio PROFILO professionale:
✔️ Prof associato, lunga carriera senza santi in paradiso, incarico in Italia, poi collaborazioni in Messico e in US, affiliazione a Eurispes e think tank di Zhengzhou (la città fantasma della Gabanelli – 10milioni di abitanti), da due anni alla CFAU di Pechino….più molto altro…
✔️Mi occupo di sviluppo cinese e Cina nel mondo da 16 anni… Dovrei andare a lavorare in Egitto? Usa, UK? Purché non si vada a lavorare a casa del nemico, contro cui si getta benzina sul fuoco per legittimare una potenziale conflagrazione mondiale?
✔️Non rappresento imprese, né partiti, né movimenti politici

RISULTATO REPORT:
❗Taglia e cuci disonesto nell’alveo di un servizio preconfezionato per avallare narrazioni totalmente false prodotte da chi sostiene il terrorismo e ne fa strumento di dominio
❗Presentato come opinionista di Grillo, invece che come studioso indipendente
❗Estrapolazione decontestualizzata di “battute” da analisi ampia e seria trasformate in “notizie” per suffragare le loro falsità
❗Incipit post su FB dove avrei detto cose mai nemmeno pensate
❗Chiaro tentativo di infangare punti di vista maturati attraverso lunga esperienza sul campo e di studio, senza alcun bilanciamento e rispetto…

Sarò stato ingenuo? Forse sì, ma se non provi, non sbagli mai, se non sbagli non impari, se rifiuti di partecipare il frutto del tuo lavoro rimarrà sempre rinchiuso ed ai margini…Chi si sforza di essere onesto e cercare la verità non ha sempre la meglio, anzi… tuttavia, il mio cuore è leggero e la mia passione per la pace, la coesistenza pacifica tra popoli, è il normale e comune sentimento di persone semplici, comuni, un po’ ingenue, che non hanno intenzione di mollare, perché non hanno alcunché da nascondere…

Per concludere: il genocidio andatelo a cercare in Palestina, chiedete conto a Israele e suoi alleati…

🇮🇹🇨🇳Noi siamo qui e credo che siamo in tanti… ❤️Un abbraccio ai compagni di viaggio!

Post dell‘Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in risposta ai vari argomenti trattati nella puntata di Report:

  • 11/05

Cosa sono le cosiddette immagini satellitari che sono utilizzate come “prova” dell’esistenza dei cosiddetti “campi”? Queste immagini di ASPI sono state smentite molte volte.
Vi mostriamo cosa sono realmente gli edifici in queste immagini!
Guarda!

  • 11/05:
    La verità sullo Xinjiang è ben diversa da quella che alcuni media e studiosi occidentali vogliono farti vedere. Report
    L’autoproclamata organizzazione “pacifica” World Uyghur Congress (WUC) è sostenuta e finanziata dagli USA mira alla “caduta della Cina” diventando uno strumento politico per la nuova guerra fredda e campagna mediatica contro la Cina. Queste questioni non riguardano l’etnia, la religione o i diritti umani, ma riguardano l’opposizione al terrorismo e al separatismo.
    Il governo e il popolo cinese si oppongono a ogni tentativo di forze esterne di interferire negli affari interni della Cina con il pretesto dello Xinjiang.

(1) Facebook

  • 11/05

La lotta contro i crimini dello Xinjiang non riguardano questioni di etnia, religione o diritti umani, ma la lotta al terrorismo e al separatismo.
L’utilizzo della tecnologia, che è pratica comune nella comunità internazionali, è volto a migliorare la governance sociale, prevenire la criminalità e episodi terroristici con il solo scopo di rafforzare il senso di sicurezza sociale.
Per dimostrare il suo impegno per la sicurezza dei dati, la Cina ha presentato un’ “Iniziativa globale sulla sicurezza dei dati”, il cui scopo è salvaguardarne la sicurezza, promuovere l’economia digitale e gettare le basi per la governance digitale globale. La Cina è sempre schietta, aperta e pronta a collaborare sulla sicurezza dei dati. Se altri Paesi, in particolare quelli che hanno infangato la Cina, possono impegnarsi analogamente, rafforzeremo la fiducia reciproca e cooperazione a riguardo.
La Cina inoltre, in quanto Stato di diritto, chiede sempre ai cittadini cinesi d’oltremare di rispettare le leggi e i regolamenti locali. Coloro che accusano studenti, imprenditori e turisti cinesi di essere spie sono pura calunnia contro la Cina e il suo popolo.

  • Il cotone è la fonte di reddito principale per molti agricoltori dello Xinjiang. Si tratta di un tipo di industria altamente automatizzata, già nel 2020, il 70% del raccolto è stato prodotto meccanicamente. Queste macchine sono quindi “costrette” a lavorare nei campi di cotone???

Alcuni Paesi occidentali si riuniscono oggi alle Nazioni Unite sulla cosiddetta situazione dei “diritti umani”, “oppressione religiosa”, “lavoro forzato” e “genocidio nello Xinjiang. Con questo pretesto si vuole interferire in affari interni della Cina e diffondere storie lontane dalla verità. Dietro queste accuse infondate ci sono intenzioni di alcuni Paesi occidentali di cercare di innescare divisione e turbolenze nello Xinjiang per frenare lo sviluppo pacifico della Cina. Ma le bugie non possono reggere il confronto con le verità.

Leggi: Xinhua Commentary: The West’s hypocritical political circus on Xinjiang – Xinhua | English.news.cn (xinhuanet.com)

  • 11/05
    Adrian Zenz non è un “esperto di studi cinesi”, ma bensì un estremista di destra, uno scagnozzo governato dalle forze anti-cinesi in Occidente e un complice in combutta con ETIM.
    Scopriamo insieme chi è, leggi per approfondire⬇️

The 5th Press conference by Xinjiang Uygur Autonomous Region on Xinjiang-related Issues in Beijing-TIANSHANNET-天山网 (ts.cn)

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