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L’approccio delle super-potenze. Cina: aiuti umanitari. Russia: cessate il fuoco. USA: armi e portaerei.

Un aggiornamento del bollettino di guerra al momento della pubblicazione porta le vittime totali oltre i 2200 e a 700 quelle dei bambini.

Sullo sfondo del disastro umanitario nella Striscia di Gaza, l’aggiornamento più terribile dell’ottavo giorno di bombardamenti è la trappola tesa dall’esercito israeliano ai residenti del nord di Gaza. Dopo l’ultimatum di 24 ore per lasciare le abitazioni e dirigersi verso sud, evacuazione ritenuta “impossibile nella situazione attuale” dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, a cui hanno fatto eco le parole del rappresentante per gli affari esteri dell’UE Josep Borrell; i palestinesi del nord di Gaza che hanno tentato la fuga nell’unica strada praticabile verso sud sono stati bombardati dall’esercito israeliano, come confermano foto e video di vari reporter attualmente sul campo, con immagini di uomini, donne e bambini dilaniati dall’artiglieria. Una vera e propria trappola tesa contro civili forzati alla fuga, un palese crimine di guerra finalizzato al genocidio.

L’attacco missilistico verso i palestinesi in fuga da nord.

In un contesto di sproporzionata forza bellica tra le parti, l’unico argine all’azione militare israeliana, almeno per limitare il disastro umanitario, può arrivare solo dalla pressione politica e diplomatica dei paesi del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
A seguire, le reazioni e le azioni delle tre principali super-potenze.

CINA

La Cina invierà al più presto e urgentemente aiuti umanitari alla Striscia di Gaza e all’Autorità Nazionale Palestinese attraverso i canali delle Nazioni Unite, ha annunciato venerdì il ministro degli Esteri Wang Yi.
Wang ha chiesto la realizzazione dei diritti legittimi della Palestina, affermando che la causa principale del conflitto risiede nell‘ingiustizia storica subita dal popolo palestinese, che non è stata rettificata. La Cina crede che solo quando la “soluzione dei due stati” sarà pienamente realizzata, ci sarà una vera pace in Medio Oriente, aggiungendo che “alla luce dell’attuale grave situazione, la Cina ritiene che la priorità assoluta nell’escalation del conflitto israelo-palestinese sia un cessate il fuoco immediato” con la ripresa dei colloqui di pace. Inoltre, l’inviato speciale di Pechino per il Medio Oriente Zhai Jun visiterà presto i paesi interessati dopo aver intrattenuto in questi giorni una serie di telefonate con i ministri degli esteri di Palestina, Israele, Egitto, Arabia Saudita e altri paesi del Medio Oriente per discutere della situazione attuale. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha dichiarato che la Cina “farà il massimo sforzo” per evitare che il conflitto si intensifichi ulteriormente ed evitare una grave crisi umanitaria.

Durante una sessione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il rappresentante permanente cinese presso le Nazioni Unite Zhang Jun ha dichiarato che proteggere i civili nei conflitti armati è una linea rossa stabilita dal diritto internazionale umanitario, l’uso indiscriminato della forza è inaccettabile e sia i civili palestinesi che quelli israeliani non dovrebbero essere presi di mira. Zhang ha riferito che la Cina è profondamente preoccupata per le conseguenze del blocco totale di Israele sulla Striscia di Gaza e per l’ordine di evacuazione di emergenza dei residenti del nord di Gaza. Ha invitato Israele ad ascoltare seriamente la comunità internazionale e l’appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite, per fermare la punizione collettiva della popolazione di Gaza ed evitare di esacerbare un disastro umanitario in corso.
La Cina sostiene discussioni attive sulla creazione di un corridoio umanitario a Gaza e sul raggiungimento di un accordo fattibile il prima possibile, apprezzando gli sforzi compiuti dall’Egitto e da altri paesi interessati. Conclude osservando che la questione palestinese è sempre stata al centro del Medio Oriente e rimane una ferita aperta nel mondo di oggi. La radice di questo problema risiede nella realizzazione a lungo ritardata dell’aspirazione del popolo palestinese all’indipendenza e alla creazione di uno Stato e nelle ingiustizie storiche che ha subito e che devono ancora essere rettificate. Mentre il popolo israeliano si è assicurato la sopravvivenza, chi si preoccupa della sopravvivenza del popolo palestinese? La nazione ebraica non vaga più per la Terra, ma quando la nazione palestinese potrà tornare in patria? In questo mondo ci sono varie ingiustizie, e l’ingiustizia verso la Palestina si è prolungata per mezzo secolo, portando il dolore a diverse generazioni. Questo non può continuare oltre, ha sottolineato Wang. La “soluzione dei due Stati” deve essere pienamente attuata affinché la regione raggiunga una vera pace e Israele raggiunga una sicurezza duratura.
Sul comportamento di Israele, la volontà di un assalto di terra su larga scala a Gaza o anche i tentativi di esercitare il controllo militare sulla regione, porterebbero ad un prolungamento e intensificazione del conflitto. Con gli Stati Uniti e il Regno Unito che aggiungono benzina sul fuoco, l’inasprimento delle tensioni potrebbe costringere alcuni paesi islamici a rispondere, rendendo la situazione ancora più complessa e difficile da controllare e offrendo opportunità ad altre forze di approfittare dei disordini sociali.

In risposta alla Cina, il diplomatico israeliano Rafi Harpaz ha espresso la “profonda delusione” di Israele per le dichiarazioni della Cina sull’attacco di Hamas, che non ha avuto “alcuna condanna chiara e inequivocabile” delle azioni del gruppo. Diversi media occidentali hanno espresso la stessa accusa, allargandola anche ai social media cinesi che nella loro interezza hanno espresso solidarietà alla Palestina e biasimato gli USA.

RUSSIA

Mosca suggerisce che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chieda un immediato cessate il fuoco in Medio Oriente, come da risoluzione proposta dalla Russia.
Il documento afferma che è possibile garantire una soluzione a lungo termine del conflitto israelo-palestinese solo con mezzi pacifici. La Russia ha chiesto un cessate il fuoco immediato e a lungo termine che tutte le parti dovranno rispettare. Secondo il documento, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite “condanna fermamente tutte le violenze e le ostilità dirette contro i civili e tutti gli atti di terrorismo”.
Il documento chiede “la fornitura e la distribuzione senza ostacoli di assistenza umanitaria, compresi cibo, carburante e cure mediche, nonché la creazione di condizioni per l’evacuazione sicura dei civili bisognosi“.
Tale risoluzione è stata ben accettata dalla Cina che ha commentato su risposta del rappresentante Zhang Jun: “Accogliamo con favore qualsiasi sforzo che possa aiutare a cessare il fuoco, allentare le tensioni e proteggere i civili. Abbiamo appena ricevuto una bozza di risoluzione dalla Federazione russa. Posso dire che siamo aperti a qualsiasi sforzo per stabilire un cessate il fuoco”.

USA

L’azione di forza israeliana sulla popolazione della Striscia di Gaza è stata appoggiata su tutta la linea da parte degli Stati Uniti d’America, che hanno compattato l’occidente in un unico coro mediatico in favore di Israele, inviando poi il segretario di Stato Antony Blinken insieme ad un’ingente spedizione di armi statunitensi.
Nonostante il Presidente Joe Biden abbia riferito, a parole, che la crisi umanitaria a Gaza sia una priorità, sono stati forniti un numero imprecisato di missili, munizioni d’artiglieria e personale militare.
Congiuntamente, il gruppo d’attacco della portaerei Gerald R. Ford (d’istanza a Trieste) è stata inviata in supporto all’esercito israeliano di fronte alle coste della Striscia di Gaza, dopo aver completato un’esercitazione con la Marina Militare italiana. Con il suo equipaggio di circa 5.000 effettivi è la più grande portaerei in servizio per la US Navy, con centro operativo di comando e controllo, fornita di 70 velivoli tra cui E-2C Hawkeye e gli aerei da combattimento F-18 Super Hornet.
Alla fornitura di armi e munizioni si sono aggiunti 20.000 mitragliatori distribuiti ai coloni israeliani in Cisgiordania, gli stessi che in innumerevoli casi si sono macchiati di crimini e uccisioni nei confronti dei civili palestinesi sfociando in veri e propri pogrom, azioni documentate anche in questi giorni con decine di uccisioni sommarie.
Il tutto si aggiunge agli enormi aiuti militari che Israele riceve dagli Stati Uniti, ormai superiori ai 5 miliardi di dollari annuali.

Distribuzione dei mitragliatori ai coloni.

Sia Russia che Cina hanno commentato il comportamento statunitense, rivolto ad inasprire la già complicata situazione:
– Zhu Yongbiao, direttore del Centro per gli studi sull’Afghanistan presso l’Università di Lanzhou, ha commentato: “mentre le organizzazioni di aiuto internazionali avvertivano di un peggioramento della crisi umanitaria, gli Stati Uniti hanno dato un potente via libera a Israele per andare avanti con la sua rappresaglia contro Hamas con l’arrivo giovedì del segretario di Stato Antony Blinken insieme alle spedizioni di armi statunitensi. Gli esperti cinesi ritengono che gli Stati Uniti abbiano la capacità di mediare e prevenire un’ulteriore escalation in Medio Oriente, ma mancano della motivazione e della volontà di farlo.  Ciò di cui gli Stati Uniti si preoccupano davvero è se Israele perderà influenza sul mondo arabo, il che potrebbe influenzare indirettamente il suo controllo sull’intera regione. In questo senso, la pace che gli Stati Uniti desiderano è una pace condizionata che soddisfa i propri interessi strategici, e farà di tutto per garantirla, piuttosto che preoccuparsi sinceramente della sofferenza delle persone nella regione.”
– il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov esorta gli Stati Uniti a “non pescare in acque agitate” in relazione all’escalation israelo-palestinese. “Certamente siamo in lutto per le vittime di questo conflitto. Crediamo che la situazione sia estremamente difficile e chiediamo a Washington di non cercare di pescare in acque agitate, cosa che è abituata a fare in qualsiasi situazione. Il potenziale per un’ulteriore destabilizzazione in mezzo all’escalation del conflitto è enorme. Condanniamo le politiche degli Stati Uniti in Medio Oriente, che per molti versi sono diventate la fonte primaria dell’attuale scoppio dello scontro armato”.

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