
Siamo sempre stati molto critici nei confronti della Chiesa Cattolica (e continueremo a farlo), ma l’obiettività ci obbliga a rende i dovuti meriti.
Papa Francesco ha rifiutato l’incontro con Mike Pompeo, Segretario di Stato statunitense, in visita a Roma il 29 Settembre.
Il gesto assume un’importanza politica di rilievo, unico nei rapporti tra i paesi occidentali e gli Stati Uniti, finora di totale accondiscendenza sulle tematiche di politica estera USA.
Pompeo ha condiviso la scorsa settimana un pubblico appello, chiedendo alla Santa Sede di sospendere il rinnovo dell’accordo con la Cina, perché “il Vaticano metterebbe a rischio la sua autorità morale“.
L’accordo incriminato riguarda la nomina dei Vescovi.
In Cina c’è piena libertà di confessione religiosa (al contrario della narrazione occidentale a cui siamo abituati), purché questa non entri in contrasto con l’autorità civile, che rappresenta ogni singolo individuo a prescindere dal credo religioso.
Un vescovo è nominato dalla Santa Sede, che giura e presta fedeltà all’autorità del Papa, capo di Stato estero a tutti gli effetti, seppur lavori come responsabile di una diocesi (suddivisione territoriale) in suolo straniero. Nonostante questo (teoricamente in conflitto con l’ordinamento civile di qualsiasi paese), la normativa cinese consente la nomina di vescovi per il proprio territorio, ma con registrazione in apposito registro, spesso citato nei media occidentali come “patriottico“.
Il Vaticano non ha mai accettato tale norma, scomunicando i vescovi che in passato si sono regolarmente registrati.
La situazione del cattolicesimo cinese viene spesso semplificata con l’attribuzione di due Chiese parallele, una “ufficiale” ed una “clandestina“, senza spiegarne esattamente il significato dei due termini;
l’ufficiale riguarda i vescovi regolarmente iscritti, la clandestina per i vescovi non registrati ma solo nominati dal Vaticano.
Questa era la situazione fino a due anni fa.

Dal 2018 l’accordo tra Cina e Città del Vaticano prevede che la registrazione del Vescovo non comporti scomunica da parte della Chiesa di Roma; quelli che l’avevano fatto sono stati reintegrati.
A dispetto di quel che troviamo scritto sulla totalità degli articoli che affrontano la questione, la nomina spetta sempre e solo al Vaticano, lo Stato cinese non nomina nessun vescovo.
L’accordo è bilanciato dal fatto che l’autorità di nomina per il Papa rimane invariata ed esclusiva, per la Cina la registrazione che assicura il rispetto dell’autorità civile.
Molta confusione sulla questione del cattolicesimo in Cina è data dalle fonti che vengono volutamente utilizzate dall’informazione occidentale. Si utilizzano unicamente fonti non attendibili, quasi sempre americane, che raccolgono come fatti sicuri e comprovati le parole di pochi dissidenti, senza verificarne prove, documenti e veridicità.
Un esempio pratico: per la pagina Wikipedia dedicata all’argomento “Chiesa cattolica in Cina“, non è mai citata nelle note una sola fonte direttamente cinese o governativa. Le informazioni principali sono copiate dal sito di una fondazione statunitense, la Laogai Research Foundation Usa, fonte parziale e inattendibile, considerando che nella sezione “Documenti“, dove dovrebbero esserci le citazioni necessarie per avvalorare le tesi di critica anti-cinese, la risposta è sempre “La pagina richiesta non è stata trovata” senza nessun documento di prova; addirittura il sito principale americano, laogai.org, ci restituisce un “Impossibile raggiungere questa pagina“.
Per le altre informazioni che completano la voce Wikipedia, troviamo solo parte cattolica come Avvenire, Civilità Cattolica, Pressvaticana.it, radiovaticana.it e qualche quotidiano, sempre occidentale e mainstream.

A livello diplomatico la strada di riavvicinamento è ancora lunga, dato che la Città del Vaticano riconosce come “Cina ufficiale” Taiwan, lo Stato nato dalla fuga dei dirigenti nazionalisti del Kuomitang sull’isola di Formosa nel 1949.
L’accordo costituisce un importante passo reciproco di avvicinamento dopo quasi 70 anni di chiusura (molto più vaticana che cinese, aggiungiamo), che a giorni verrà ratificato.
Mike Pompeo e il suo modo di portare avanti la politica estera statunitense sono attualmente la più seria minaccia alla pace e stabilità mondiale.
I suoi interventi si basano esclusivamente su deliberate provocazioni, minacce, ingerenze, diffusione e creazione di fake news (in particolar modo rivolte contro la Cina), destabilizzazione di paesi non allineati (ha visitato la Bielorussia pochi mesi prima del caos, per citarne una) in chiara funzione imperialista.
Finora ha prevalso il buon senso delle controparti, in primis Cina e Russia, che hanno sempre risposto con cautela e intelligenza alle provocazioni e minacce dell’amministrazione Trump/Pompeo (con un Presidente democratico, la storia sarebbe stata molto simile, non illudiamoci).
Riconosciamo a Papa Francesco il merito di aver respinto al mittente un’ingerenza basata sulla falsa propaganda e provocazione ai danni della Cina, con la speranza che il punto venga mantenuto e non disatteso.
Una piccola parentesi sulla stampa italiana.
Per chi è al di fuori dei meccanismi della geopolitica, riuscire a comprendere tali problematiche è molto complesso, data l’incessante propaganda che ribalta continuamente le posizioni di provocatore e provocato.
Non parliamo solo delle situazioni più gravi, come la diffusione di materiale senza fonti e prove, ma anche dell’utilizzo dei termini errati nei confronti del nemico di turno.
In basso, la notizia riportata da La Repubblica, che commenta con un secco “la colpa è di Pechino” per l’irrigidimento dei rapporti Vaticano-USA, senza mai mettere in discussione la provocatoria violenza verbale di Mike Pompeo all’interno dell’articolo.

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Pompeo contro il Vaticano: “Non rinnovi l’accordo con la Cina”
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3 pensieri riguardo “Papa Francesco dice no a Pompeo. In cosa consiste l’accordo Cina-Vaticano?”