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Il G7, un’agenda anticinese. E basta.

Il G7 non è l’incontro dei “7 maggiori paesi” (tutti insieme non arrivano nemmeno al 40% dell’attuale produzione mondiale), ma la cordata suicida che segue, in tutto e per tutto, le ultime affannose misure degli Stati Uniti per riappropriarsi dell’egemonia perduta.
Un gioco che porterà inevitabilmente all’azione militare, e conseguentemente, alla catastrofe.

Il G7 quest’anno è stata un’agenda anticinese.
E basta.

Una sequela di fake news per giustificare il sabotaggio della BRI (nuova Via della Seta), l’iniziativa cinese che ha portato di nuovo al centro della scena mondiale i paesi sfruttati dall’imperialismo occidentale, come quelli africani e centro-asiatici, trattati in maniera paritetica dalla Cina, in accordi che portano progresso e benefici a entrambe le parti. Non perché i cinesi “sono buoni“, ma perché hanno ben compreso che l’imperialismo liberista, finora utilizzato dall’occidente, non ha funzionato e non funzionerà mai, oltre ad essere profondamente disumano.

Un trattamento, quello paritetico della Cina nei confronti dei paesi “emergenti“, inaccettabile per gli Stati Uniti, che vede i propri cortili di sfruttamento tornare indipendenti.

Così, viene lanciata in contrapposizione alla BRI la ‘Build back better world initiative’, totalmente finanziata da privati, l’ennesimo strumento colonialista occidentale: il “better world” (mondo migliore) che costantemente offriamo a tali paesi, è tristemente noto, fatto di fame, povertà, sfruttamento, golpe militari, dittature, debito perpetuo e genocidio (quello vero, non come nello Xinjiang).

Non siamo e non saremo mai dalla parte giusta della Storia finché il nostro approccio al mondo intero sarà quello imperialista e liberista, condito di auto-assunta superiorità morale.

L’Europa ha ancora una speranza, sganciarsi dalla follia suicida americana. Europa inteso come popoli e singole nazioni, non “Unione Europea“, appendice statunitense a tutti gli effetti.

Ma purtroppo, quando capiremo che i cinesi non sono mai stati contro nessuno, soprattutto nei confronti degli europei, sarà tardi.
Ne meriteremo tutte le nefaste conseguenze.

Un prezioso intervento di Yanis Varoufakis sulla questione:

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