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Siamo sinceri, però.
A me andò meglio.
Un esempio tra i tanti: ero all’effettivo responsabile clienti di una nota casa automobilistica tedesca (le schede di lavorazione uscivano con stampato in calce “Resp. Clienti Marcello Colasanti“), 9 ore al giorno per 5 giorni, sabato mezza giornata, contratto da stagista.
Di euro non me ne davano 300, erano più umani.
Il mio stipendio era di 400€ al mese.
Ripeto, un esempio tra i tanti. 20 anni effettivi nel mondo del lavoro (il mio primo stage lavorativo è targato 2001), passando per settori e mansioni dell’automotive, resp. Clienti, resp. Tecnico, consulente di vendita, poste, logistica, telefonia, call center, fotografia, scrittura, articolista, e-commerce… e tanta roba che nemmeno me la ricordo più.
20 anni di cui utili per i contributi, reali ed effettivi, saranno 7… Forse.
E non sono speciale.
Chi è nato senza un nome importante o una bella successione, ha fatto il mio percorso.
Ma siamo ancora costretti a sentire che la nostra generazione non ha “voglia di lavorare“,
di “fare sacrifici“,
“ha avuto tutto pronto“,
“è… Ai tempi nostri, altroché…“,
“oggi ci si adagia troppo“.
Chi “non ha fantasia” oggi, è la stessa categoria che non l’aveva neanche ieri, esattamente come nei ’50, nei ’60, nei ’70. Quella esigua fascia benestante che non rappresenta affatto numericamente il paese; detto in poche parole, se lo può permettere.
Tolti gli anni ’20, in cui veramente si veniva sfruttati 12 ore al giorno per ricevere sì e no 800 calorie e rimanere “vivi – morti di fame” (citando Emile Zola, che la chiamava “l’altalena delle pance vuote”), e che, cari boomer che leggete, nemmeno voi avete vissuto (per fortuna);
nello sfruttamento indubbio che c’era ieri, si manteneva una flebile certezza che lavoro e formazione, davano la possibilità di un futuro relativamente certo.
Magari non splendido, ma certo.
Oggi, sempre per la maggioranza del paese reale, formarsi e lavorare da la certezza dell’indigenza, la certezza di non poter costruire o anche solo immaginare una famiglia, la paura costante che se ti si caria un dente, ti rimane il buco…
Il Fantozzi anni ’70, oggi, sarebbe un “fortunato” con posto fisso, casa, macchina e famiglia.
C’era un motivo subdolamente politico del perché ieri sì, e oggi no?
Assolutamente, ma il post diverrebbe più lungo del dovuto, e inoltre, sono stanco di fare, a 34 anni, sempre il “Barbero” della situazione (mi ritrovo a dover spiegare da zero o nei dettagli, a gente di 60 anni e più, cos’era la strategia della tensione, l’operazione Blue Moon, ecc… E si ha anche da ridire sui “giovani“).
Su una cosa le generazione attuali hanno meno voglia, se non nulla.
Quella di lottare per cambiare le cose.
Un individuo nato, cresciuto e allevato dagli anni ’80 in poi, formato nel pensiero unico e totalizzante del neoliberismo che professa un individualismo egoista e assassino; vi stupite se poi non ha nemmeno la fantasia per immaginarlo un mondo differente? Se non ha gli strumenti per elaborare un pensiero alternativo e il modello a cui aspira è il nulla totale alla Chiara Ferragni?
Perciò, all’ennesimo liberale / liberista / fascista (o presunto tale) che pontifica “non gli va di lavorare“, rispondo a titolo personale:
la macchina da soldi, s’è rotta…
Perché questo, finora, sono/siamo stati.

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