Pubblicato il 27 Gennaio 2014
In questa giornata è doveroso il ricordo e la comprensione su quella tragedia, unica e senza precedenti nei modi, nel sistemismo, nei trattamenti e soprattutto nei subdoli motivi che, pian piano, resero gli ebrei i tristi protagonisti di ciò che è imparagonabile.
Nulla può e nulla deve togliere a questa memoria, come molte parti politiche fanno con tristissime “è ma va ricordato anche questo e anche quest’altro….”, noi già lo facciamo e lo faremo sempre, ma in questo giorno il mondo si sofferma su QUESTO…..
Altrettanto doveroso è l’unire in questo ricordo chi ha sofferto accanto a loro e chi ha combattuto per loro.
Il ricordo va anche a tutti gli altri “triangoli” (perché per i nazifascisti, loro, erano solo un pezzo di stoffa):
il ricordo va ai Comunisti, ai Socialisti, ai Liberali (quelli veri), ai Democratici, ai Liberal-socialisti, ai Testimoni di Geova, agli asociali, ai rom, ai sinti, agli immigrati, agli omosessuali e a tutti i bambini, che erano, come quelli di oggi, solo e semplicemente bambini….
Ed un ricordo deve andare a chi pagò il prezzo più alto di quella guerra per liberare tutti noi, quasi sempre dimenticato e occultato.
Il giorno 27 Gennaio non è a caso; in quel giorno, l’Armata Rossa liberava il campo simbolo di quella tragedia, Auschwitz.
Il popolo russo pagò la lotta per la libertà con 27 milioni di morti (si, 1 morto su 2 della 2° guerra mondiale, era russo) sul fronte più duro di tutta la guerra, quello orientale (ne consiglio a tutti l’approfondimento e studio).
Usando le parole del grande Ernest Hemingway:
“Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all’Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita!”
(ed Ernest Hemingway era statunitense…)
Il solo ricordo non basta. In tempi come i nostri, al minimo sentore, alla minima scintilla, alla minima battuta di razzismo, di antisemitismo, di fascismo, è doveroso non rimanere indifferenti perché tutto ciò accadde non tanto per i folli che la eseguirono o per le persone che si lasciarono abbindolare, ma soprattutto per colpa delle persone che rimasero INDIFFERENTI.
Con le parole di Antonio Gramsci:
“Non mi fanno paura le parole dei prepotenti, ma il silenzio degli indifferenti”.
Perciò, non diveniamo mai indifferenti perché
“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.”
Marcello Colasanti
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