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La strumentalizzazione del malcontento e l’importanza della lettura

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Pubblicato il 21 Dicembre 2013

In ogni periodo di crisi (da che memoria storica ci ricordi) il malcontento e la rabbia sono sempre stati abilmente strumentalizzati, spesso anche da chi quel determinato problema l’ha generato e ha interessi ad amplificarlo.

L’esempio sono proprio questi forconi, dove un malcontento ben motivato viene utilizzato da chi, alla fine, l’ha generato; la maggior parte di queste persone, come espressamente detto da loro, sono elettori di centro-destra, partiti che hanno volutamente portato il paese a determinate condizioni con leggi e provvedimenti (esempio fresco quello della Sardegna, nessuno ha ricordato che molta responsabilità di ciò che è successo è dovuto anche agli effetti dell’estensione della legge 204, condono edilizio nelle zone protette, governo Berlusconi 2) perciò l’urlare “tutti a casa”, ma tutti a casa chi?
Chi, tu, hai messo per vent’anni?
Ed una volta a casa?
Riandranno alle urne e rivoteranno gli stessi di soggetti o similari, quegli stessi industriali che guadagnano e creano le crisi; quindi protesta che si basa su un discorso incoerente e fatto senza una solida base valoriale ed idee ben chiare, soprattutto su cosa veramente sia il “problema” (ci sarebbe da spendere qualche parolina anche su Danilo Calvani, che fa parte proprio di quegli arrivisti che hanno rovinato questo paese, con fallimenti e debiti fatti ben prima della famigerata “crisi”, ma non credo che meriti più attenzione…).

Attenzione, invece, la meritano quelli che da sempre colgono al volo e strumentalizzano ogni minimo malcontento per adescare persone con i soliti discorsi populisti; parliamo dell’estrema destra, che in un clima cosi irrazionale ed ignorante, hanno trovato terreno fertile per inserirsi, primo fra tutti CasaPound.

La deriva verso l’estrema destra che sta subendo l’Europa è estremamente preoccupante; la disperazione delle persone, il momento di crisi, la sensazione che non ci sia una soluzione, l’ignoranza dilagante e lo stato soporifero in cui si trova la popolazione grazie ad un’informazione lontana dalla definizione di “libera”, sono l’inizio di tutti i periodi di transizione verso una dittatura fascista, sempre appoggiate da quei “poteri forti” tanto citati, economici ed industriali. Poteri che creando le problematiche attuali, hanno volutamente disegnato la situazione corrente, ma tramite questi partiti e ideologie, convogliano e dirigono la rabbia verso altri obiettivi (sul discorso del ritorno del fascismo, consiglio di leggere il mio precedente articolo sul Movimento 5 Stelle).

Tutta questa premessa per commentare un episodio di una gravità enorme, accaduta durante queste manifestazioni dei forconi; a Savona, i “manifestanti” sono entrati nella libreria Ubik urlando “Chiudete la libreria!! Bruciate i libri”.
Molti potranno pensare che sia un gesto isolato, ma a questo non penso quando vedo immagini della manifestazione con tantissimi esponenti di gruppi fascisti con slogan assurdi, che anche tutti gli altri “manifestanti” gridano. Il sottovalutare i segnali che (continuamente) arrivano è stato l’errore di tutti i cittadini (nessuno escluso) prima dell’avvento di una dittatura; il bruciare i libri, fu il primo atto di ogni dittatura, in primis quelle fasciste. La cultura, la conoscenza, l’informazione, è il primo nemico di ogni fascismo, perché spezza le catene mentali che rendono inconsapevolmente schiavi.

Ora, la fondazione “Caffeina Cultura” ha proposto per la giornata di oggi 21 Dicembre, di mettere ognuno, come foto del profilo, la foto di un libro. Mi unisco al loro appello e chiedo ad ognuno di aderire, e se qualcuno vi chiederà il perché avete cambiato la vostra foto, di spiegarglielo.

Scegliendo un libro, il sentimento principale è stato quello della rabbia; se tutte quelle persone che hanno votato determinati partiti in questi anni, ed ora sono li in mezzo ai fascisti, avessero compreso, ma anche semplicemente letto, libri come
“Il Capitale” di Karl Marx (e già in questo, della nostra società, c’è veramente scritto tutto);
“Discorso sull’origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini” di Jean-Jacques Rousseau;
“Trattato sulla tolleranza” di Voltaire,
“Critone” di Platone,
“1984” di George Orwell;
o gli scritti di altri innumerevoli pensatori, filosofi, sociologi, scienziati; pensate che si troverebbero ancora li, in mezzo a quelle “persone”?
E la situazione del paese, sarebbe la stessa?

Il libro che ho scelto è di un grande italiano, personaggio che probabilmente ignorano o snobbano quelli che si rifanno “all’orgoglio italico”, dimenticando chi veramente andrebbe lodato; parlo di Cesare Beccaria con il suo “Dei delitti e delle pene”, libro in cui, per primo in forma scritta, critica e condanna la pena di morte e la tortura, riconoscendo a ogni individuo in quanto tale la sua dignità, ponendo le basi per un sistema giuridico equo e giusto, cosa a cui, nell’atto pratico, non ci si è mai ispirati.

Ho scelto tale libro per ricordare tutto questo a quelle persone che oggi, dopo tanti morti e sofferenza, dimenticano quali siano i diritti di ognuno e quanto sia importante difenderli per noi stessi, per chi ci sta a cuore, per chi è nostro vicino, per chi è essere umano, per chi si è sacrificato.

“Sugli uomini imitatori e schiavi dell’abitudine fanno più efficace impressione le sensazioni che i raziocini.”

“Un ardito impostore ha le adorazioni di un popolo ignorante e le fischiate di un illuminato.”

Marcello Colasanti

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