
Scrivevamo due mesi fa, subito dopo la vittoria di Lula in Brasile:
“La vittoria di Lula conclude un arco di eventi storici per il Sud America iniziati nei primi anni del nuovo millennio. Quel periodo carico di speranza, denominato “Socialismo del XXI secolo“, aveva visto il tentativo a “sganciarsi” di tutti i paesi dell’area dalle catene dell’imperialismo statunitense, militare ed economico. Fu la stagione di Chavez, Mujica, Morales e lo stesso Lula, che porterà per la prima volta condizioni di vita umane alla fascia più numerosa del paese, quella dei poveri ed emarginati, garantendo le basi del vivere sociale e collettivo, come sanità e istruzione, invertendo la curva dello sfruttamento naturale del prezioso territorio brasiliano.
Purtroppo la reazione fu feroce, fatta di golpe su coordinamento CIA e denaro del Dipartimento di Stato statunitense: da qui la stagione dei vari Añez, Piñera, Macri, Guaidò e, per l’appunto, Bolsonaro.
(…)
Il monito di 20 anni fa non deve essere dimenticato: il continente mantiene ancora una forte sudditanza nei confronti delle multinazionali americane e la maggior parte delle forze di polizia, dei giudici e degli eserciti rimangono feudi e baluardi del fascismo fedele al liberismo economico yankee, che ne è il finanziatore. Il Brasile stesso, come ci suggerisce il ballottaggio, rimane un paese fortemente spaccato a metà, in cui la propaganda dei media, completo appannaggio della destra filo-americana, muove e convince larghe masse, aiutati dal fenomeno religioso delle nuove chiese evangelicali, vera palestra d’indottrinamento all’estremismo di destra (in Brasile è ormai previsto il sorpasso dei cristiani evangelicali rispetto ai cattolici, che vedono in Bolsonaro una sorta di “messia anticomunista”).”

In queste ore i sostenitori di bolsonaro hanno assaltato il Palazzo Planato, residenza del Presidente del Brasile e del Governo, la Corte Suprema Brasiliana e il Palazzo del Congresso Nazionale. La compiacenza della Polizia Federale è visibile in molti video che stanno affollando la rete.
Questo tentativo di golpe, più volte invocato dall’ex Presidente Bolsonaro, si aggiunge a quello purtroppo riuscito in Perù ai danni del Presidente socialista Pedro Castillo, dove la polizia sta reprimendo in maniera estremamente violenta i tentativi della popolazione di opporsi a tale golpe, lasciando per le strade oltre 30 morti.
I fascisti che hanno attuato gli assalti ai palazzi del potere a Brasilia, sono gli stessi che da mesi invocano “l’ucrainizzazione” del Brasile, chiedendo una “piazza Maidan” finanziata dagli Stati Uniti, con tanto di golpe militare come nel 2014 a Kiev, e la completa messa al bando del “socialismo”, sfilando con le bandiere del Battaglione Azov, Pravyj Sektor e i vari simboli nazisti che accompagnano sovente i colori giallo-blu.
L’Europa in passato ha sostenuto e legittimato ogni singolo colpo di stato finanziato dagli Stati Uniti o dalle élite locali filo-occidentali, anche il più sfacciato e palese, come nel caso dell’auto-proclamatosi Presidente del venezuela Guaidò. Sarà interessante leggere, nei prossimi giorni, con quali appellativi si rivolgerà alla massa assaltatrice: ricordiamo che nello stesso periodo di due anni fa gli assalitori di Capitol Hill a Washington erano per l’Europa (e l’occidente liberista) “terroristi“, mentre quelli al Parlamento di Hong Kong, che avevano ucciso un anziano e ferito o mutilato centinaia di civili, dei “combattenti per la libertà“.

Attualmente, rivolgiamo l’attenzione a chi definendosi democratico o addirittura di “sinistra” riuscirà a scrivere o pronunciare parole di solidarietà al Presidente Lula, al contempo, sostenendo e parteggiando per l’Ucraina. Assistiamo, ancora una volta, ad uno dei massimi paradossi politici che ci accompagna ormai da un anno, frutto di uno smarrimento delle basi ideologiche e del più totale assorbimento delle dinamiche egemoniche liberiste e occidentali, sotto ogni livello, culturale, sociale e politico.
Confusione che purtroppo sta armando, ormai da 8 anni e pesantemente nell’ultimo, un paese il cui governo nasce dalla peggiore melma nazista.
Brasile o Ucraina, il braccio che paga (in dollari) è lo stesso, il braccio (teso) che assalta il medesimo.
PS: il 2 Gennaio il Presidente Lula aveva firmato l’annullamento dei processi di privatizzazione di otto tra le più grandi società statali avviati durante il governo dell’ex presidente filo USA Bolsonaro.
Le società sono: Petrobras (principale industria petrolifera), Correios (le Poste), Impresa Brasiliana per l’Amministrazione di Petrolio e Gas Naturale S.A. – Pré-Sal Petróleo S.A (PPSA), Impresa di Tecnologia e Informazioni delle Pensioni (Dataprev), Nuclebrás Attrezzatura Pesante (Nuclep), Impresa Brasiliana della Comunicazione (EBC), il Servizio Federale di Elaborazione Dati (Serpro) e gli Immobili e Magazzini di proprietà della Società Nazionale delle Forniture (Conab).

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