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17 Aprile 1944 – Il rastrellamento del Quadraro.

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Siamo nell’Aprile del 1944 a Roma, sotto l’occupazione nazista; la situazione della capitale italiana è al massimo della tensione e dello stremo.
Il comando tedesco, che dal 12 Settembre del 1943 (pochi giorni dopo l’Armistizio di Cassibile) ha il controllo effettivo della “città aperta” di Roma, mantiene l’occupazione con estrema durezza e repressione, con continui rastellamenti, deportazioni, eccidi, torture e soprusi, aiutato e supportatio dalle bande di repressione italiane, vere e proprie formazioni criminali autorizzate, in cui affluirono gli uomini più compromessi con l’ormai decaduto regime fascista, assassini e criminali comuni; a Roma, tristemente note la Guardia Armata di Palazzo Braschi e la Banda Koch.
Il Rastellamento del Ghetto di Roma è già avvenuto ad Ottobre, l’Eccidio delle Fosse Ardeatine poche settimane prima.
Anche l’entusiasmo riacceso a Gennaio dalla notizia di uno sbarco Alleato ad Anzio e Nettuno, che lasciava presagire una liberazione a giorni di Roma, è ormai spento; l’attesismo del Generale John Lucas e del comando alleato, diede all’esercito tedesco il tempo necessario per convogliare e riorganizzare le difese sui Colli Albani.

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Giuseppe Albano, il “Gobbo” del Quarticciolo.

In questo clima, di forte allerta da parte dell’occupante, di paura e preoccupazione per l’occupato, dato che ogni momento, situazione, sguardo o vicolo può concretizzarsi in un’arbitraria cattura; si ritrovano all’osteria di Giggetto a Cecafumo (vecchio nome di una parte del Quadraro) nell’odierna Via Calpurnio Fiamma nel giorno di Pasquetta (10 Aprile), tre soldati tedeschi e tre ragazzi romani, due del Quadraro e uno del Quarticciolo, il famoso “Gobbo” Giuseppe Albano, un mito della Resistenza romana, piccolo delinquentello alla “Robin Hood” (aveva 17 anni) che assalta i rifornimenti tedeschi per redistribuire i viveri alla popolazione affamata.
Secondo i ricordi confusi che arrivano da quei giorni lontani, i soldati tedeschi iniziano a schernire le deformità di Giuseppe. Dal semplice fastidio provato dai ragazzi romani, nasce anche il sospetto di essere stati riconosciuti; tempo prima, il comando tedesco aveva disposto l’arresto di tutti i gobbi di Roma, data la fama di quello del Quarticciolo, riempendo Via Tasso di anziani, deformi e straccioni.
Da questa paura, unita alla rabbia ancora non sopita di pochi giorni prima, legata all’Eccidio delle Fosse Ardetine, resa pubblica il 25 Marzo; i due ragazzi del Quadraro uccidono i soldati tedeschi (il Gobbo rimarrà estraneo ai fatti, come confermato da indagini successive, riconfermate da studi recenti).

Il 17 Aprile avviene il più grande, a livello territoriale, dei rastellamenti subiti a Roma; quello del Quadraro.

Quando si narrano le vicende del suddetto rastellamento, si fa quasi sempre riferimento all’episodio dell’osteria, come se un’azione così imponente potesse nascere dall’omicidio di tre soldati. Senza dubbio, i tedeschi non fecero mai problema alcuno per ritorsioni sulla popolazione, di questo ne abbiamo troppi dolorosi esempi, ma quel che accade al Quadraro è in programma già da molto tempo.

Il quartiere alla periferia sud-est di Roma, è definito un “nido di vespe” dai tedeschi e dai fascisti, dato che raccoglie gli strati più poveri della popolazione e che maggiormente subiscono le conseguenze e gli strazi dello stato di guerra, nonchè moltissimi attori principali della Resistenza organizzata, legata ai maggiori partiti di sinistra, come le Brigate Garibaldi del Partito Comunista, di Giustizia e Libertà del Partito d’Azione, le Matteotti del Partito Socialista di Unità Proletaria, e tanti semplici antifascisti non affiliati a nessuna organizzazione, che danno supporto spontaneo con azioni isolate contro l’occupante e le formazioni fasciste.
Se si vuole sfuggire ai tedeschi e ai fascisti (si diceva all’epoca) “o vai al Vaticano o vai al Quadraro”; per mesi, nessuno di loro osava entrare nel quartiere.

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Naturalmente, la situazione non è accettabile per i comandi tedeschi, mantenere una sorta di “zona franca” per la Resistenza all’interno della città di Roma, situazione che va “regolata” al più presto, in vista della ormai più che chiara ritirata verso nord delle forze tedesche, premute da sud dall’esercito Alleato (che, effettivamente, avverrà a Giugno).

Herbert Kappler, comandante della Sicherheitsdienst (servizi segreti delle SS), colui che all’effettivo ha il pieno comando della città di Roma, appronta “l’operazione Balena”, il rastrellamento del 17 Aprile iniziato alle 4:00 del mattino, eseguito con grande imponenza di forze e uomini data la pericolosità del quartiere; tra questi SS, Gestapo e Banda Koch italiana. Vengono prelevati con violenza tutti gli abitanti di sesso maschile, circa 2.000 persone, per essere ammassati al “Cinema Quadraro”. Dopo ore di trattamento inumano, i soggetti tra i 16 e i 60 anni, all’incirca mille, vengono spostati negli stabilimenti di Cinecittà divenuti, nel frattempo, campo di concentramento. Questi, verranno deportati prima nel campo di Fossoli, per poi essere trasferiti come “operai italiani volontari per la Germania” nei campi di concentramento tedeschi e polacchi.

Di quelli non selezionati, la maggior parte furono arrestati, con le conseguenze che comporta l’essere rinchuso sotto la “custodia” nazista.
Di quelli spediti nei campi di concentramento come “lavoratore volontario”, oltre la metà non riuscì a sopravvivere…

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Oggi, il Parco del Monte del Grano, che ospita al suo interno il Mausoleo dell’Imperatore Alessandro Severo, è denominato “Parco XVII Aprile 1944” in memoria del rastrellamento, ma soprattutto, di quello strato di popolo che, da posizioni disparate, costituì un baluardo della Resistenza, dell’antifascismo e della lotta all’invasore tedesco in uno dei momenti più  bui della storia romana, raccolti intorno al nome del Quadraro.

Nella “Medaglia d’Oro al Merito Civile” del quertiere:
«Centro dei più attivi e organizzati dell’antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste. L’operazione, scattata all’alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane. Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento. Fulgida testimonianza di resistenza all’oppressore ed ammirevole esempio di coraggio, di solidarietà e di amor patrio.»
17 aprile 1944 / Quartiere Quadraro – Roma.

 

Colasanti Marcello

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