Bisogna leggere. Sempre e tanto.
Leggere anche, e soprattutto, ciò che va contro il nostro pensiero già costituito e formato per rimetterlo sempre in discussione senza paura; spesso oltre ad uscirne indubbiamente arricchito, ne uscirà rafforzato.
Alcune letture hanno bisogno di un bagaglio di conoscenze culturali pre-acquisito per essere comprese appieno, per la loro complessità, difficoltà o tecnicità.
Ma in altre, questa cultura preesistente e’ assolutamente necessaria per poter realmente comprendere e smascherare la pericolosità e falsità dei contenuti, impossibile da fare quando la nostra mente è sprovvista di materiali di difesa conoscitivi.
Uno di questi, è il “Mein Kampf” di Adolf Hitler.
Questa premessa per commentare la decisione del quotidiano “Il Giornale” di Alessandro Sallusti, di regalare il libro in questione con la copia del giornale.
“Il Giornale” e Sallusti ci hanno già abituato a posizioni revisioniste e propriamente fasciste, con articoli e affermazioni gravi, ma arrivare a tanto, addirittura regalando il libro che, con le follie contenute in esso, è stato il primo mezzo di divulgazione propagandistica per quella che sarà la più grande tragedia del secolo, è veramente un atto sconsiderato.
Un secolo fa, determinate idee abominevoli furono accolte per la paura e l’incertezza data da un lungo periodo di crisi, attribuendone le colpe a un facile e visibile nemico.
Il largo consenso del Nazismo è anche frutto di appoggi economici borghesi e politici esteri, ma senza andare fuori tema, quella propaganda, basata totalmente su falsità e concetti storici totalmente inesistenti, riuscì a convincere una fetta così enorme di popolazione tedesca, proprio perchè questa non aveva le basi culturali e conoscitive per comprenderne l’erroneità.
E oggi?
Ci troviamo in un periodo in cui, oltre lo smarrimento prettamente politico, il livello culturale medio della popolazione è ai minimi termini, con l’Italia che si trova al primo posto per il numeri di cittadini analfabeti funzionali, parliamo di quasi la metà della popolazione.
Quindi, un potenziale pubblico che non avrà le conoscenze necessarie per valutare in maniera corretta, in funzione storica e politica, quello che si troveranno davanti.
Questo in un momento storico assai delicato, mentre in tutta Europa soffia il vento del populismo nazionalista, troppo spesso aiutato e addirittura finanziato dalle istituzioni e dall’Unione Europea, che ha riportato in tutti gli stati l’estrema destra ad avere consensi enormi, con partiti che ormai nemmeno nascondono la loro natura nazifascista; pensiamo solamente al golpe Ucraino…
A livello nazionale, non a caso le tematiche centrali di alcuni partiti, Lega Nord con Matteo Salvini in primis, dedicano la loro campagna sulle stesse identiche basi propagandistiche, sicuri di trovare dall’altra parte un pubblico che non avrà gli strumenti per comprendere la falsità delle affermazioni, cioè il cercare sempre e comunque un “nemico” visibile e sempre esterno.
Perciò, con questa operazione, calcolando il momento pericolosissimo che stiamo vivendo e la preparazione insufficiente dell’utente medio per poter approcciare in maniera autonoma un testo del genere; la scelta da parte del quotidiano di Sallusti è altamente sconsiderata…
A cosa vuole portare?
Realmente, un giornalista, un laureato, non comprende la pericolosità di una così mal organizzata azione di divulgazione?
La VOLONTA’, sembra più che manifesta…
Se la redazione de “Il Giornale” ha sentito questo bisogno di regalare conoscenza, perchè non lo ha fatto con Cesare Beccaria e “Dei delitti e delle pene”;
con Jean Jacques Rousseau e “Il contratto sociale”;
con Voltaire e “Trattato sulla tolleranza”;
con Socrate, Platone, Aristotele, Tommaso Moro, Hegel, Kant, Cartesio, Locke, Diderot, ecc…
oppure, (provocatoriamente) con il “Manifesto” di Marx e Engels?
Il mascherarci dietro alla “divulgazione”, quando questa non è fruibile in maniera corretta dall’altra parte, o addirittura in maniera pericolosa e distorta per ovvia impreparazione, è la rappresentazione massima della mala fede.
Il consiglio non è quello di non leggere il “Mein Kampf” (non far leggere è cattolico, bruciare libri è fascista…), anzi, è proprio “leggetelo”, ma non prima di aver costruito quella base culturale che nasce, principalmente, dalla filosofia e dalla storia, per proseguire nella sociologia, psicologia, scienze politiche, ecc. che hanno creato le colonne portanti della nostra società e che ci permettono di valutare, nella maniera più libera e corretta ma sempre personale, tutto ciò che ci viene proposto, dal capolavoro più sincero, al più tragico e aberrante dei testi.
Colasanti Marcello