
Ieri, presso la festa Oltre il Ponte di Bologna, una ventina di nazionalisti ucraini hanno tentato di provocare violentemente il banchetto del Comitato del Donbass Antifascista, che da anni si occupa di solidarietà verso le popolazioni di Lugansk e Donetsk, vittime di una guerra che dura da 8 anni, facendo divulgazione sulla persecuzione degli antifascisti ucraini, completamente ignorata dall’informazione ufficiale e da molti settori “antifascisti” nostrani.
Alcuni si sono presentati come membri di Pravyj Sektor, il Settore Destro, partito neo-nazista attore principale del golpe di Maidan, esponendo anche una bandiera del Battaglione Azov (ormai pienamente riabilitato, nonostante 8 anni di denunce di crimini contro i civili, in piena coerenza nazista).
Questo si aggiunge all’attacco presso il circolo di Potere al Popolo! di Senigallia da parte di 30 nazionalisti ucraini, con l’intento di fermare la presentazione del libro di Sara Reginella, in cui l’azione violenta alla sua persona è stata evitata dalle forze dell’ordine;
a Napoli l’incitamento alla gogna e al linciaggio, con tanto di dati sensibili e foto, ai danni degli abitanti russi del quartiere;
bomba molotov contro la casa di una coppia di russi a Livorno;
le minacce fisiche ai ballerini ucraini Teatro San Carlo, rei di prendere parte al #StandWithUkraine – Ballet for Peace insieme a ballerini russi;
i continui attacchi verbali contro gli ucraini russofoni visti in ogni piazza contro la guerra degli ultimi mesi, ma in realtà scene già viste da anni, anche senza il contesto bellico;
per ultimo, il pestaggio subito in Italia dall’attrice Mishenko Brodskaya, nipote del poeta Brodskj. La donna, che vive in Italia da anni, sostiene di essere stata picchiata da profughi ucraini perché russa ed ebrea (attualmente la donna ha sporto denuncia, c’è un’indagine di Polizia, aggiorneremo).
Ne parliamo anche qui:
Casi gravi (pochi esempi scritti a memoria) che si uniscono ai meno evidenti, più quotidiani, diremmo quasi “giustificati” dal senso comune mediatizzato e scientemente costruito in questi due mesi, che mirano non tanto alla sensibilizzazione e al sostegno, quanto all’attacco e cancellazione completa di una cultura (girano da giorni manifesti che invitano alla “cancelRussia“), con tutto il carico storico e ideologico (passato) che ne comporta.
La violenza verbale e fisica è nella normalità delle azioni; per 8 anni abbiamo mostrato gli insegnamenti, le dottrine, che sono state applicate sulla popolazione ucraina, volte a costruire un nazionalismo senza Storia che non può fare a meno che agganciarsi agli inganni di supremazia razziale e nazista per legittimarsi.
In molti ancora ignorano, altri colpevolmente lo negano.
Il non aver riconosciuto tali segnali, forti e incontrovertibili, di un risveglio neo-nazista (opportunamente innescato da parte occidentale), è una delle peggiori colpe del movimento antifascista e democratico, che in alcuni casi ne dimostra la debolezza ideologica di fondo, in alcuni contesti completamente falsa (ogni riferimento al PD è assolutamente voluto).
Quello che ci apprestiamo a commemorare oggi non sarà esente da provocazioni, tra bandiere e presenze inopportune, nel giorno simbolo della lotta italiana al nazifascismo.

Tra le più maldestre: il Foglio che uscirà in edicola con la bandiera della NATO (l’organizzazione più assassina degli ultimi 70 anni, non parliamo degli ultimi 30); il Museo Casa Cervi che ospiterà “l’Associazione dei Volontari ucraini in Italia“, la stessa che fece pressione e campagna insieme ai Radicali per la liberazione di Vitaly Markiv, il nazionalista che uccise il reporter italiano Andrea Rocchelli, condannato in primo grado a 24 anni, nel secondo riconosciuto colpevole insieme alle forze armate ucraine ma assolto per un vizio di forma.
‘Sta roba nella casa dei Fratelli Cervi…

In questo 25 Aprile segnato dallo spettro della presenza ideologica, non tanto delle bandiere, NATO e neo-naziste, tornano le parole di chi quest’anno compie cent’anni, che ci avvertì: “i fascisti di potere si rifaranno un vestito antifascista per presentarsi in pubblico”.
Comunque vada, Buon 25 Aprile.
Ne avremo bisogno.

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