Pubblicato il 14 Luglio 2015
Andando in controtendenza riguardo all’accordo greco, non sono di linea catastrofista come la maggior parte delle persone; molti punti cardine della battaglia di Tsipras sono rimasti fermi, come la tassazione delle fasce alte e degli armatori, il non scaricare sulle fasce basse, mantenere un modello interno di stato sociale (che è stato ripristinato da Syriza), il rifiuto alle richieste dei creditori che pretendevano, come prima prerogativa, tagli orizzontali e indiscriminati di salari e pensioni, facilità nei licenziamenti e aumento generale dell’IVA, rifiutando il piano di lotta all’evasione fiscale e, non ultimo, il taglio dei finanziamenti agli armamenti (ricordo che tutte le richieste fatte dalla Troika ai precedenti governi, greci e non, sono state tutte accettate in maniera incondizionata).
Ma il punto centrale di questa triste trattativa rivela, in maniera ineluttabile, quale sia la natura di questa Europa (così costruita), di chi la dirige, ma soprattutto, di come la dirige.
Sicuramente, la linea Tsipras si è fortemente ammorbidita, addirittura si parla di tradimento, ma in quali condizioni è avvenuta questa trattativa?
In questo caso, non è improprio utilizzare la parola “golpe”, calcolando che sono state totalmente ignorate sia le scelte di un popolo che, teoricamente, dovrebbe essere sovrano, sia le richieste di un governo democraticamente eletto che ne detiene, per scelta popolare, il potere esecutivo; nel momento in cui un’altra nazione, istituzione, banca, ne elude e ne mortifica l’autorità prima con la richiesta di dimissioni del ministro delle finanze Varoufakis, poi con l’effettiva messa in angolo del premier Tsipras e richiesta, più o meno formale, di rimpasto di governo a guida centrista, in questo caso, si parla di colpo di stato…
Negli ultimi 6 mesi, la trattativa si è svolta in un clima di continuo ricatto; fin dai primi giorni di insediamento del governo Tsipras, la banca centrale e l’Unione europea ha cominciato a tagliare la liquidità verso la Grecia, nonostante le proteste da parte di quest’ultima. Purtroppo i media hanno dato l’immagine di un governo che continuava a chiedere prestiti, quando si trattava della normale liquidità che la banca centrale deve garantire alle nazioni, nel momento in cui non è possibile stampare banconote in maniera autonoma, arrivando alle immagini del pre-referendum, in cui la BCE non erogando ancora la normale rata di liquidità, ha lasciato la Grecia con soli 600 milioni di euro in tutto lo stato, quindi, una trattativa tra due parti, in cui una ha continuato, giorno per giorno, a strozzare l’altra, mettendola in condizione di poter accettare tutto (tenendo sempre presente anche lo squilibrio di peso politico ed economico delle due parti).
Ma il golpe non è solo greco, ma europeo; il quadro risultante è quello di un’Europa totalmente germanocentrica, in cui lo strapotere di una nazione e di alcuni oligarchi (FMI, BCE, Germania e UE), impone una visione forzatamente neoliberista e di destra a questa Europa, senza la minima apertura a qualsiasi discorso di difesa dello stato sociale ma di abbattimento dello stesso, utilizzando lo strumento del continuo e perpetuo “debito” sulle nazioni più deboli.
La vergogna principale è proprio la nazione fautrice di questo trinceramento, la Germania, che mediaticamente fa passare i suoi lavoratori come “virtuosi” e gli altri “fannulloni” che DEVONO pagare i debiti derivati dai propri sperperi, la stessa nazione che ha costruito la propria potenza sul NON AVER MAI PAGATO UN DEBITO: quello della prima guerra mondiale, mai pagato con l’avvento del nazismo; quello della seconda guerra mondiale, largamente cancellato per motivi geo-politici dal blocco occidentale ma in parte posticipato a 50 anni, comunque mai pagato con la scusa della riunificazione (forzata) del 1989 che non ne “permetteva” il pagamento… Con il comportamento odierno della Germania, sono più che condivisibili le parole del leader del Front de Gauche francese, Jean-Luc Melenchon, che ha commentato:
“Per la terza volta nella storia, un governo tedesco sta per distruggere l’Europa”.
Ora, questa stessa Germania e le istituzioni europee hanno violato la democrazia greca nella nazione dove la democrazia è nata, con l’imposizione di un cambio di governo e con un accordo di politiche già scelte a tavolino da banchieri e oligarchi, arrivando al punto di richiedere per qualsiasi riforma greca, il vaglio da parte loro; come ha giustamente osservato un esponente di Syriza:
“Prima hanno fatto fuori il ministro delle Finanze, ora ci impongono persino un cambio di premier: tanto vale non andare più a votare”.
Dimostrazione, inoltre, di come una visione a sinistra della politica e dell’economia non sia minimamente contemplata… tornano tristemente alla mente le parole di Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale degli USA, responsabile del golpe militare ai danni di Salvador Allende in Cile, che disse:
“Non vedo alcuna ragione per cui ad un paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista soltanto perché il suo popolo è irresponsabile. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.”
Queste imposizioni sono avvenute anche in altre nazioni, sia ben chiaro, ma sempre tacitamente accettate (l’Italia è un esempio lampante), quindi il merito che non va assolutamente tolto al governo di Syriza, nonostante sia a capo di una nazione piccola e marginale all’interno di questa unione neoliberista, è quella di averle messe in discussione, aver detto che un’altra Europa non solo è possibile ma è necessaria, resistendo per sei mesi malgrado i continui attacchi, le chiusure incondizionate e l’economia strozzata, ripristinando con le sole proprie forze molte misure sociali che erano state cancellate, rispondendo ai creditori:
“se dobbiamo scegliere tra il pagare voi o il pagare stipendi e pensioni, pagheremo sempre gli stipendi e le pensioni”.
A livello europeo è ultimata, purtroppo, la fusione a livello di vedute sull’economia e su quali siano le priorità tra pubblico e privato da parte dei conservatori e dei socialdemocratici; non che ci aspettassimo nulla, ma da quest’ultimi, è arrivata lo stesso ostracismo dei primi.
Responsabilità arrivano anche da tutti i governi degli altri stati membri e dai popoli stessi; tra le tattiche di Syriza c’era la richiesta di appoggio delle altre nazioni che vivranno sicuramente uno scenario simile a quello greco, come Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, ecc. ma da loro, non è arrivato aiuto per la paura di infastidire la Germania e la Troika, facendo l’ignava parte del “super partes”, con la speranza che la Grecia, in fondo, ce la faccia, dato che poi toccherà a noi… a livello popolare, non c’è stata la comprensione del bivio che si apriva non per la Grecia, ma per l’Europa, non sfruttando la situazione per un’apertura sociale a questa Europa della grande economia, senza un riscontro ne politico ne di piazza, relegando l’appoggio e la solidarietà al governo Tsipras alla sola sinistra radicale.
Parlando più tecnicamente delle strategie, le ultime mosse di continua chiusura della Germania , lasciavano pensare a un’effettiva volontà di un Grexit, preceduto come abbiamo visto, da una stretta sempre più forte alla liquidità che ne avrebbe fortemente minato le fondamenta dello stato greco con relativa speculazione post-uscita. Ma le pressioni tedesche in questa direzione sono state bloccate dagli Stati Uniti che hanno imposto una “soluzione all’interno dell’Unione”, in un modo o in un altro… L’eventualità che la Grecia, paese NATO, entri nell’area BRICS (associazione economica e bancaria di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) divenendo di fatto un satellite russo-cinese, è incontemplabile per gli Stati Uniti.
Lo stesso Tsipras ha scartato, per il momento, la carta del BRICS dato che attualmente, in questa particolare situazione, un simile gesto non permetterebbe la copertura del sicuro contraccolpo speculativo economico, richiedendo forzatamente un “salvataggio” consistente al BRICS. Ma questa uscita aprirebbe scenari molto più complessi e cupi; una volta fuori dall’EURO e decretata l’insolvenza, la Grecia sarebbe sicuramente espulsa dall’Unione, ed entrati nel BRICS, la richiesta primaria di questi sarà l’uscita dalla NATO, non accettabile per gli equilibri ormai saltati di geopolitica, con la conseguenza di un rovesciamento violento dello Stato, mascherato da protesta, in chiave “primavera araba” o militare in stile “colonnelli”, oppure di un aperto conflitto che non sarebbe cosi assurdo, data l’attuale situazione geopolitica; l’Ucraina insegna…
Probabilmente (se non sicuramente) all’interno delle trattative tali ricatti siano stati esposti, più o meno velatamente, a Tsipras, e per comprendere la portata dell’importanza attuale delle strategie militari, tutto il problema sull’ultimatum imposto dai creditori, in testa Junker, con conseguente referendum, nacque perchè Tsipras più volte aveva richiesto e inserito nel piano il taglio delle spese militari….
Quindi le scelte da parte del primo ministro greco erano più che difficili, attualmente, la scelta di firmare questo accordo (sempre ben tenendo in mente che molti provvedimenti sociali presi dal governo non sono stati toccati) è interpretabile come un “prendere tempo” per riavere liquidità nelle casse e prepararsi a una futura uscita dall’Euro ed entrata nel BRICS fatta in maniera sostenibile, nel caso in cui, con le future elezioni previste in Spagna e Irlanda, non si riesca a creare quell’alleanza che mira al cambiamento dell’Europa con un’uscita dall’austerità che sia sociale e di sinistra.
Purtroppo le condizioni che hanno creato i creditori, hanno portato a questo.
Ora la cosa importante è non creare spaccature all’interno di Syriza e nella sinistra europea, cadendo nella solita malattia che affligge da sempre la sinistra, il settarismo cieco e inconcludente.
L’appoggio è più importante che mai per continuare comunque a lottare contro questo tipo di Europa neoliberista, ricordando che attualmente Tsipras e Syriza sono gli unici che hanno avuto il coraggio di sfidare tutto questo; se fallisce questa esperienza unica in Europa, gli unici che ne trarranno vantaggi saranno i partiti populistici e nazionalisti che, nonostante le loro urla di piazza, fanno semplicemente il gioco dei banchieri e degli industriali.
Con le parole di Pablo Iglesias, leader di Podemos, alleato di Syriza:
“Todo nuestro apoyo al pueblo griego y a su gobierno frente a los mafiosos # ThisIsACoup“.
Colasanti Marcello
2 pensieri riguardo “Accordo Grecia-Unione Europea. I dettagli di un colpo di stato.”