HOKUSAI – SULLE ORME DEL MAESTRO. MUSEO DELL’ARA PACIS, ROMA.
E’ quasi giunta al termine la mostra romana sul maestro Giapponese Katsushika Hokusai. Inaugurata il 12 Ottobre 2017, si concluderà Domenica 14 Gennaio.
Il museo dell’Ara Pacis di Roma ospita una raccolta di oltre 200 opere, sia del Maestro Hokusai (Edo, 1760-1849) che di artisti contemporanei influenzati dalla sua opera, espressione massima dell’Ukiyo-E, le cosiddette “immagini del mondo fluttuante”, dipinti e stampe xilografiche fiorite nel periodo Edo (1615-1868) che rappresentano la vita quotidiana, le abitudini e le usanze della borghesia giapponese dell’epoca, incentrata su scene teatrali, bordelli, prostitute, lottatori di sumo delle città di Edo (oggi Tokyo), Kyoto, Osaka, per poi, in epoca più tarda, spostare l’attenzione anche sui paesaggi cittadini, montani e fluviali. Queste stampe, prima monocromatiche poi policrome, trovarono una rapida diffusione tra quella fascia di benestanti che non potevano permettersi dipinti veri e propri, prodotte in massa da un’industria editoriale molto attiva, che le raccolse anche in libri e romanzi.
ALL’INIZIO TUTTO, ERA OSCURO E NASCOSTO.
Come scriveva il critico d’arte francese dell’ottocento Théodore Duret: “All’inizio tutto, nel campo dell’arte giapponese, era oscuro e nascosto”. L’arte e gli artisti giapponesi erano sconosciuti agli europei, che fino alla fine del XIX secolo non potevano godere di una salda importazione di oggetti d’arte dalla terra del Sol Levante, questo dovuto unicamente alla politica del Sakoku (paese incatenato) iniziata nel 1641 e terminata nel 1854, che prevedeva una forte chiusura del Giappone nei confronti dei paesi esteri. Il primo artista ad essere metodicamente importato fu proprio Hokusai, data la larga diffusione di opere circolanti nel proprio paese d’origine; già nel 1861, furono pubblicate delle riproduzioni dal Signor De Charisson in un volume di scarso successo, mentre nel 1882, su firma proprio del critico Duret, il saggio “Hokusai e libri illustrati giapponesi”, pubblicato sulla Gazette des Beaux-Arts. Questo in parte spiega l’iconicità e la riconoscibilità che evocano le sue stampe e i suoi disegni per noi occidentali, assumendo un ruolo immaginifico.
Come detto in apertura, possiamo suddividere le stampe in due categorie, policrome e in bianco e nero, ma un colore in particolare potrebbe rappresentare una categoria da esaminare a parte nell’osservazione di tali opere: il Blu.
Il Blu di Prussia, pigmento già in uso in Europa dal settecento, era stato importato in Giappone proprio in quegli anni, e le opere di Hokusai, come quelle dei suoi contemporanei, ne fecero un larghissimo e sapiente uso, eseguendo anche stampe in bianco e blu.
CURIOSITA’ DEL RICCIO: Il colore del cielo e del mare ha costituito per molti secoli un problema non da poco per gli artisti, data la difficoltà di produzione. In epoca antica, tale colore veniva chiamato “fritto egiziano” o “blu egiziano”, proprio per la tecnica e l’origine di produzione, che proseguirà per tutto il periodo classico greco-romano.
Con l’avvento del cristianesimo e l’inizio del Medioevo, la tecnica di produzione di tale colore andò perduta, subendo la stessa sorte di molte conoscenze scientifiche classiche. Così, nel periodo medievale e fino al XVIII secolo, l’unico modo per creare il blu era la frantumazione di lapislazzuli, che rendeva il pigmento assai costoso.
Solo all’inizio del settecento, più precisamente nel 1704 durante un esperimento chimico a Berlino, la reazione tra ferrocianuro di potassio e ioni di ferro crearono, casualmente, il pigmento che ancora oggi chiamiamo “Blu di Prussia”.
LA GRANDE ONDA E IL MONTE FUJI.
Il trionfo di questo colore, lo troviamo proprio nella stampa più famosa e iconica dell’artista, “La grande onda presso la costa di Kanagawa”.
L’aggressività dell’onda, con la sua schiuma che simula degli artigli pronti ad agganciare e catturare le navi, stupisce per la sua ricerca di simmetria, definizione e ordine in dettagli che nella realtà appaiono totalmente privi di queste, come per l’appunto, l’acqua stessa e la sua schiuma. Sullo sfondo, assiste alla scena il Monte Fuji.
Questo monte vulcanico dal tipico cappello di neve, appare nella maggior parte delle produzioni del periodo Edo anche quando è geograficamente irrealistico in base alla scena rappresentata. La motivazione è di carattere identitario; oltre ad essere una montagna sacra shintoista, fu scelto come simbolo d’identità nazionale.
La Grande Onda deriva dalla serie “36 vedute del monte Fuji” del 1830-31, senza dubbio l’opera più famosa di Hokusai e dell’ukiyo-e. Esposto anche il libro illustrato “100 vedute del monte Fuji” del 1835, tutte in bianco e nero, in cui troviamo una versione speculare de La Grande Onda, con la schiuma che prosegue nel volo di uno stormo di uccelli.
Molti i confronti con artisti contemporanei e successivi, ad indicare come la visione e lo stile del Maestro abbia lasciato un’impronta importantissima sull’arte giapponese, contemporanea e futura. Da segnalare nella sala dedicata al Monte Fuji, il confronto tra il maestro Hokusai e Totoya Hokkei, suo allievo, in due rotoli dipinti di notevole fattura. Le opere in questione sono “Monte Fuji all’alba” di Hokusai e “Veduta del Monte Fuji nel piccolo sesto mese” di Hokkei.
KEISAI EISEN, ALTRO GRANDE ARTISTA DELL’UKIYO-E
Una piccola mostra nella mostra è quella dedicata a Keisai Eisen, l’artista che meglio di tutti ha rappresentato il Bijin-ga, la raffigurazione di beltà femminili nello stile dell’ukiyo-e. In mostra molte figure di donne nelle più differenti posizioni e azioni, in cui trovano posto geishe, cortigiane, donne di piacere, tutte simbolo di eleganza e seduzione, caratterizzate da una cura del dettaglio minuzioso, che esalta espressioni, trucco e abbigliamento. Da non perdere le “Beltà lungo le 53 stazioni di Tokaido”, dove l’artista unisce l’arte paesaggistica a quella del Bijin-ga, con una serie di figure femminili dagli sgargianti e dettagliati abiti, in rappresentazione delle stazioni di posta che collegavano la capitale Kyoto alla sempre più importante e in espansione città di Edo (oggi Tokyo). Il pittore olandese Vincent Van Gogh fu ispirato da Eisen, che ne invidiava la capacità di rappresentazione con pochi semplici tratti.
NON SOLO ARTE
Tornando al Maestro Hokusai, in mostra anche oggetti di uso quotidiano prodotti dall’artista nello stile dell’ukiyo-e. Curioso il gioco da tavolo del Sugoroku, simile al nostro backgammon, o la folta collezione di Surimono, “cose stampate”, una serie di biglietti da visita, calendari, annunci, inviti per occasioni speciali, commissionati da privati. Molto semplici, ma sempre estremamente particolareggiati, in questo aiutati dalla tecnica del goffrato, la stampa a rilievo impressa senza inchiostro.
L’EROTISMO: SHUNGA, ABUNAE E LA FAMOSA “PIOVRA”.
Affrontando il tema dell’ukiyo-e e dell’opera di Hokusai, è necessario toccare il tema dell’erotismo. Una sezione (non adatta ai minori) allestita a parte, ci introduce nel mondo delle stampe erotiche e pornografiche, molto popolari nel periodo Edo, ma vendute di nascosto per non incorrere nella censura ufficiale. Queste opere si dividevano in due sezioni: le Shunga (pittura della primavera, eufemismo per l’atto sessuale) erano le immagini esplicitamente erotiche e pornografiche; le Abunae (immagini pericolose), suggerivano solo una scena amorosa, senza l’elemento esplicitamente sessuale.
La produzione di queste immagini era un’ottima entrata per gli artisti, che ritraevano una sessualità iconica e irreale, evidente nelle proporzioni della virilità maschile.
Anche in questo, Hokusai riesce a distinguersi in artisticità e fantasia. Esposto l’album Spasimi d’amore, dov’è contenuta una delle stampe più famose di Hokusai, seconda solo a La Grande Onda e opera più celebre dello Shunga; Pescatrice di Awabi e piovra.
Una stampa sconvolgente, potente quanto artisticamente eccellente.
Una donna nuda, distesa su di un manto di alghe verdi, è avvinta dai tentacoli di una piovra che la possiede con quest’ultimi in ogni parte del suo corpo. L’immagine ha da sempre diviso sull’interpretazione: chi vede un atto di violenza bestiale, chi un atto sessuale in cui la donna non oppone resistenza. Sulla doppia interpretazione gioca la chiara volontà dell’artista nel dare un’espressione di ambiguità al volto della donna.
Sezione da osservare con interesse e un pizzico di apertura mentale, contestualizzando il tutto all’epoca e al luogo di produzione. Per vedere la stampa, clicca qui.
GLI ULTIMI ANNI E I “MANGA”
Nel dirigersi verso l’ultima parte della mostra, alcuni rotoli su seta ci mostrano l’Hokusai degli ultimi anni, in cui la sua pittura si orienta sulle raffigurazioni animali, reali e mitiche. L’iconografia animale asiatica c’è tutta, dalla Tigre, Drago, Gallo, Aquila, in cui spiccano, come nelle xilografie, i dettagli minuti come le squame, il riflesso della folta pelliccia, le piume, in un sapiente utilizzo delle luci.
La mostra chiude proprio con l’opera che influenzerà tutte le produzioni giapponesi avvenire, imponendosi come un vero e proprio modello di stile. Si tratta dei 15 Manga di Hokusai, dove il termine manga sta per “schizzi”, manuali di disegno in cui troviamo la sintesi di tutta la sua arte, per professionisti e dilettanti, vera e propria enciclopedia visiva del mondo giapponese con raffigurazioni di natura, animali, paesaggi, persone, piante, rocce, classi sociali, mestieri, miti, rappresentati in bianco e nero con l’aggiunta di alcuni tratti di vermiglio.
In conclusione, la mostra riesce nel suo intento, far comprendere l’importanza dell’arte Ukiyo-e per il Giappone e il ruolo che il suo più importante Maestro ha rappresentato per la sua espansione e diffusione, non solo nei confini nazionali, ma anche e soprattutto occidentale, con didascalie e spiegazioni tra le sezioni esaustive e una selezione di opere soddisfacente.
Colasanti Marcello
INFO UTILE: Lo shop della mostra, oltre ad avere molti oggetti di vario genere a tema Hokusai a prezzi abbordabili, propone una selezione di libri sul Giappone ottima, utile per chi vuole espandere la propria conoscenza sull’arte e la cultura di questo lontano paese.
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Luogo
Orario
Dal 12 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018
Tutti i giorni 9.30-23.30
La biglietteria chiude un’ora prima
N.B. Per eventuali aperture e/o chiusure straordinarie consultare la pagina dedicata agli avvisi
Biglietto d’ingresso
Biglietto “solo mostra”:
– intero: € 11,00 biglietto “solo mostra” intero;
Biglietto OPEN (in biglietteria): € 11,00
Biglietto OPEN (on line) € 11,00 + 1,00
– ridotto: € 9,00 biglietto “solo mostra” ridotto;
– speciale scuola: € 4,00 ad alunno (ingresso gratuito ad un docente accompagnatore ogni 10 alunni);
– speciale Famiglia: € 22,00 (2 adulti più figli al di sotto dei 18 anni);
Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra (per non residenti a Roma):
– intero: € 17,00
– ridotto: € 13,00
Biglietto integrato Museo dell’Ara Pacis + Mostra (per residenti a Roma):
– intero € 16,00
– ridotto € 12,00
Ridotto:
– cittadini EU di età compresa tra i 6 e i 25 anni;
– insegnanti in attività;
– giornalisti previa esibizione di documento comprovante l’attività professionale svolta;
-possessori RomaPass 72h (dal 3° ingresso);
– possessori RomaPass 48h (dal 2° ingresso);
– Soci Carta Freccia, clienti delle frecce con destinazione Roma (biglietto emesso nei 5 gg precedenti), dipendenti Ferrovie dello Stato, abbonati regionali e possessori di un biglietto corsa semplice su treni regionali direzione Roma (emesso il giorno stesso) + un accompagnatore;
– Speciale Ara: ingresso ridotto con il biglietto di “L’Ara com’era”.
Gratuito:
– bambini fino a 6 anni;
– portatore handicap e accompagnatore;
– guide turistiche dell’Unione Europea;
– interpreti turistici dell’Unione Europea;
– soci ICOMOS, membri ICOM e ICCROM e degli istituti di cultura stranieri e nazionali quali Accademia dei Lincei, Istituto Studi Romani, Amici dei Musei di Roma;
– possessori RomaPass 72h (primi 2 ingressi);
– possessori RomaPass 48h (primo ingresso).
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-Biglietto “solo museo“
Intero € 10,50
Ridotto € 8,50
Per i cittadini residenti nel Comune di Roma (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza)
Intero € 8,50
Ridotto € 6,50
Gratuità e riduzioni
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Audioguida Mostra
In italiano, inglese: € 4,00
Videoguida Museo
In italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo: € 6,00
Audioguida Mostra + Videoguida Museo: € 8,00
Acquisto online
Per i Musei Capitolini e il Museo dell’Ara Pacis è sufficiente presentare la ricevuta stampata al controllo accessi, senza passare in biglietteria.