
# Pensiero molto poco giornalistico #
Ho iniziato a lavorare a 14 anni in officina.
Ogni pomeriggio dopo la scuola, ogni estate mentre gli altri avevano (giustamente) tre mesi di tempo per fare/non fare quello che gli pareva.
Dopo il diploma, ho tentato due anni di università come studente-lavoratore, nel frattempo ero diventato responsabile tecnico nel mondo dell’automotive.
Facevo archeologia, e tutti pensavano “ma che c’entra???“. In realtà, era l’officina a non c’entrare nulla.
Due anni di sforzi disumani, tra ricognizioni archeologiche non pagate, professori che ti trattano come studente di serie Z, mille permessi e incastri per seguire una lezione in più, perché se il professore non ti conosce e riconosce, dopo “nel mondo dell’archeologia sei fuori”.
Alla fine, stremato, ho abbandonato.
Ogni volta che ci ripenso è una coltellata all’anima (che nemmeno esiste, però la sento).
E poi ecco… Leggo l’esaltazione di questi modelli che trovano davanti a sé un’autostrada sociale in discesa. E ci stupiamo, con tanto di lode, se loro arrivano prima di chi la strada la fa in un sentiero di montagna, in salita e con uno zaino sociale di una tonnellata. Il parallelo è questo.
Non confondiamo mai il merito con il privilegio sociale.
E perdonatemi se m’incazzo…

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