
Dico “finalmente” per il teatrino che si è costruito intorno, no di certo per l’esito.
Ai voti della maggioranza, si sono uniti quelli dell”ALA” (Alleanza Liberalpopolare-Autonomie) di Denis Verdini, ma proprio dai membri della maggioranza sono arrivati, sia prima che dopo la votazione, dichiarazioni fuori luogo, nonché, fuori dal tempo…

a un bambino che scriveva con la mano sinistra;
a una donna che cercava la propria autodeterminazione all’infuori dell’imposto contesto familiare;
il contestare la superiorità nobiliare e sostenere l’uguaglianza;
e, allargando molto la tematica ma sempre sulla stessa base ideologica, l’affermare che la terra giri intorno al sole…
Ma partendo dalle sue dichiarazioni, è qui la delusione…
Questa strana parola anglofona, come molti italiani ancora non hanno capito, non è il diritto all’adozione da parte di coppie omosessuali (comunque condivisibile, in paesi anglosassoni avviene da decenni con risultati positivi e straordinari, ma su questo si potrebbe aprire un capitolo a parte che non trova ragione in questo articolo; ne consiglio comunque l’approfondimento), ma si tratta di normalizzare le cosiddette situazioni di fatto, cioè di famiglie che ESISTONO GIA’, con bambini già nati o adottati all’estero. Questi bambini, nati e cresciuti da due padri o due madri, che ai loro occhi sono e resteranno le loro mamme o i loro papà, per la legge italiana sono figli solo di uno dei due coniugi. Dalle piccole cose quotidiane, come il riprendere da scuola il bambino o portarlo al medico, fino al malaugurato caso in cui il genitore registrato come “biologico” o “legale” venisse a mancare; l’altro genitore, emotivamente e sentimentalmente “padre” o “madre” a tutti gli effetti per il bambino, diverrebbe di colpo “legalmente” uno sconosciuto, con il conseguente affido di quest’ultimo a un parente prossimo del genitore registrato o, ancor peggio, a una casa famiglia.
Ma c’è un dato significativo su cui nessuno si sta soffermando (soprattutto la stampa) con la dovuta attenzione e importanza.

L’inefficienza, il non esporsi, il fare politica solo a slogan e con persone totalmente inesperte, ha portato disastri in molte giunte comunali presiedute da sindaci grillini, per non parlare dell’attività all’interno delle camere, dove quel 25% di fiducia accordato dall’elettorato, è stato continuamente mortificato (il recente episodio della Senatrice Fucksia, è illuminane). E’ molto facile sbraitare, accusare di furto chiunque, se poi, addirittura sulla questione dei diritti, non si fa politica per il proprio elettorato e per il cittadino.
Ma un “movimento”, che richiama proprio ai diritti calpestati dalle “caste”, che si appella continuamente a una “nuova politica” fatta da gente “giovane e nuova”, come ha potuto astenersi e uscire dall’aula? Qual’è stato il ragionamento “tattico”, di convenienza, fatto dalla dirigenza del Movimento 5 Stelle?
“Oppure, non votare direttamente contro, ma andarsene, non votare, non far passare il DDL, chi accontentiamo?” – Tutto l’elettorato di destra, estrema destra e fascista, di cui il Movimento 5 Stelle è pieno (ricordiamo la vicinanza a Casa Pound, le alleanze con giunte di centro-destra, indicazioni di voto ai ballottaggi per i candidati di destra) e tutta quella parte di elettorato che oggi, è pesantemente influenzato dalle continue campagne mediatiche d’odio, ma ancora incerto sul voto, oscillante tra M5S, centrodestra e Lega Nord; e non sono pochi…
Sui piatti della bilancia, senza dubbio, per il Movimento 5 Stelle hanno pesato più gli elettori di destra…
Ridicolo il tentativo di spiegazione Di Battista con il suo video e il suo schemino…
Anche la tesi del far bocciare un DDL per dimostrare le contraddizioni del governo e del Partito Democratico, sinceramente, sta poco in piedi; quando si parla di diritti, questi giochini psicologici, vanno messi da parte. E’ come se, negli anni ‘70, il Partito Comunista Italiano per dimostrare le contraddizioni interne della Democrazia Cristiana, avesse fatto saltare la legge sul divorzio o sull’aborto…
Quindi, sulla pelle di chi ha avuto un diritto negato, sulla pelle di quei bambini ancora in un limbo legislativo; invece di fare “politica”, di lavorare per il cittadino, per estendere un diritto, per tutelare quei figli, si è scelta la via del tatticismo, del far “passare per negativo qualcun altro”.
Il non fare la cosa giusta, ma la scelta politicamente e tatticamente più conveniente, da parte di quelli che gridano al nuovo e al nuovo modo di fare politica, ma hanno dimostrato, di nuovo, di fare quella torbida, democristiana e “vecchia” politica del “non è giusto, ma ci conviene…”
Colasanti Marcello
Un pensiero riguardo “Delusione sulle Unioni Civili: Alfano e il “vecchio modo” di fare politica del M5S”