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Sinistra Europea: la riconferma di Tsipras, la Gran Bretagna, la Spagna… e l’Italia?

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Pubblicato il 22 Settembre 2015

 

Nonostante le proiezioni di voto fantasiose, similmente a quelle sul referendum di Luglio, che davano Syriza in perdita di oltre dieci punti percentuali, Alexis Tsipras è ancora il primo ministro greco.

La flessione è stata del solo 0,8%, a prova che i greci hanno realmente compreso la battaglia che il governo ha combattuto all’interno dell’Unione Europea, premiandolo con una conferma invariata rispetto a quella di Gennaio, apprezzando l’onestà politica del premier nella decisione di un ritorno alle urne e del non attaccamento “alla poltrona”, rimettendo alla volontà popolare la scelta di un nuovo governo nel momento in cui le condizioni democratiche e di programma politico vengono meno.
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Il popolo greco ha invece condannato quella parte di parlamentari che, in contrasto con le decisioni del premier, hanno creato una scissione del partito, rischiando di vanificare tutti gli sforzi fatti negli ultimi dieci anni per portare il primo vero governo di sinistra all’interno dell’Unione Europea e stando al gioco che fin dall’inizio è stato attuato dalla Troika, il destabilizzare il governo cercando di sfaldare l’unità del partito, mettendo le varie correnti interne una contro l’altra, così creando le condizioni per un governo di larghe intese (evitate da Tsipras). Alla vecchia malattia “infantile” della sinistra e dei suoi dirigenti, cioè l’estremismo e il settarismo, a volte per fortuna, è la base che ne impone la guarigione.

Tenendo sempre a mente i meriti di questa formazione di governo rispetto alla lotta 2014-07-01-Europaparlament_Pablo_Iglesias_Turrión_by_Olaf_Kosinsky_-14_(4)all’austerità; uno dei motivi per cui l’accordo firmato non è stato positivo come si sperava (principalmente per lo strangolamento tramite taglio di liquidità, in basso i link di altri articoli per approfondire) è stata la mancanza di appoggio da parte delle altre nazioni europee su cui, fin dall’inizio, si sperava, calcolando la sorte comune che, più prima che poi, toccherà a tutti i paesi comunitari economicamente deboli e periferici. Questo appoggio arriverà quando, con le prossime elezioni, i partiti già alleati di Syriza all’interno del parlamento europeo avranno peso governativo nei rispettivi paesi; parliamo in special
modo di Podemos in Spagna e Sinn Fein in Irlanda. La firma di quel memorandum (comunque combattuto e migliore di tutti quelli firmati in precedenza dai precedenti governi greci) è servito a guadagnare proprio questo tempo…

Ma nel frattempo qualcosa di estremamente positivo è arrivato, per certi versi inaspettato, addirittura dalla Gran Bretagna; l’elezione alla presidenza del Partito Laburista di Jeremy Corbin.

_85189445_85189439Dopo oltre venti anni dalla definitiva trasformazione del “New Labour” che rese il Partito Laburista un partito socialdemocratico liberale, scrivendo vergognose pagine di storia inglese con il primo ministro Tony Blair, come l’appoggio incondizionato alle missioni militari statunitensi dell’allora George W. Bush; con una preferenza di poco inferiore al 60%, il Partito Laburista ha scelto un rappresentante “socialista”, con dichiarata simpatia per le dottrine marxiste e totalmente contrario alle politiche neoliberiste di austerità europea. Insomma, semplicemente uno di sinistra.

Il grande merito di Syriza e nello specifico di Alexis Tsipras è proprio questo; osservando i successi elettorali del partito greco, la sua lotta contro la BCE, il FMI e la Commissione europea rivelando a tutti in maniera ineluttabile i disegni politici che impongono ai vari stati membri e la loro inadeguatezza, si è aperta finalmente una breccia all’interno dell’Unione Europea fatta di anti-austerità e di anti-liberismo. Una breccia finalmente a sinistra, che contrasta e dovrà arrestare il falso anti-liberismo fomentato da estrema destra, certamente fatto di banale populismo, ma che raccoglie sempre più consensi.

In più nazioni, proprio queste politiche di neoliberismo sfrenato hanno reso le condizioni favorevoli per la comprensione da parte dell’elettorato che l’uscita da questo tunnel sarà necessariamente a sinistra; questo fronte si sta allargando, lo abbiamo visto in Grecia, lo vedremo a livello governativo in Spagna e Irlanda, ora con la svolta del Partito Laburista in Gran Bretagna, in Francia e Germania con una ristrutturazione del Front de Gauche e Die Linke che sono tornati a ricevere consensi.

Ma in tutto questo manca qualcosa… e l’Italia?

Il successo della lista “L’altra Europa con Tsipras” che dopo anni è riuscita, con un enorme sforzo della base aderente, a far superare lo sbarramento del 4% a una formazione di sinistra, non evolvendosi in tempi brevi in un partito unico e definito, oggi, dopo 1 anno e 4 mesi, ha ormai esaurito e sprecato la sua funzione propulsiva. Non che l’attuale base costruita non sia valida o da gettar via, anzi, ma l’inattività, il continuo perdersi in congressi e parole, ha pian piano indebolito il progetto.

Attualmente la “Coalizione Sociale” di Maurizio Landini, in cui molti ripongono fiducia, ha intelligentemente non creato un partito politico, che si sarebbe aggiunto alla miriade di lpartitini litigiosi, ma proposto un unione di tutti i movimenti alternativi e di sinistra. Dopo l’assemblea nazionale di Roma del 13 Settembre, riscontriamo ancora, di nuovo, lo stesso problema; un continuo susseguirsi di movimenti, atomizzati, con proposte anche importanti e condivisibili, ma focalizzate ognuna su un aspetto particolare che, tutte insieme, continuano a esporre, ma all’effettivo, il “blocco”, rimane…

Ciò che alla Coalizione sociale, ma specificatamente a tutta la galassia di movimenti, partiti e associazioni di sinistra manca, di cui terribilmente abbiamo bisogno, è proprio del progetto politico comune. Inutile parlare slegatamente di problemi differenti, come può essere il problema del lavoro o della privatizzazione dei beni pubblici, con “movimenti” distinti, quando la base valoriale che ci porta a essere a favore o contrari a determinate problematiche, è la stessa…

Queste parole arrivano non da una persona ostile a queste iniziative, anzi, ne sono un sostenitore attivo, ma ora più che mai, il più velocemente possibile, c’è bisogno di unità, non solo a livello di “movimenti” e di “sostegno”, ma di un progetto politico unico e di unità prettamente politica. Il tutto si sta svolgendo in maniera troppo “legata” ed estremamente lenta.

Questo momento è propizio e non va assolutamente sprecato; il contesto storico c’è, quello europeo più che mai, la base attiva costituita da moltissimi movimenti c’è.
Manca l’inquadramento politico unico.

Il rischio, a livello italiano, è di perdere questo “treno in corsa” che sicuramente, non sappiamo fino a che punto, porterà risultati a favore della lotta all’austerità, inquadrando questa crisi, con relativa soluzione, in un frame di sinistra, arginando il dilagare dei pericolosi populismi di destra; con l’avanzata di partiti come Lega Nord e Movimento 5 stelle, la sinistra italiana deve cogliere questa occasione il prima possibile.

Marcello Colasanti

 

Per approfondire l’argomento della crisi greca, leggi questi articoli (CLICCA).

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