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Julian Assange scarcerato. Giustizia fatta?



Julian Assange è fuori dal carcere.

Uno dei rischi maggiori che correremo in questi giorni sarà il subire, da parte dei media, la propaganda di un concetto pericoloso quanto falso: in fondo, il sistema liberale è magnanimo e la sua macchina della giustizia funziona, perché “nonostante tutto” Assange è libero.

Libero. Ma libero da cosa e soprattutto come?

La valutazione deve partire dalla base che nessuno restituirà a Julian Assange i 14 anni di vita che gli sono stati sottratti, di cui 5 anni passati nel carcere di massima sicurezza inglese di Belmarsh dove vengono reclusi terroristi e pericolosi criminali, da cui ne esce distrutto mentalmente, fisicamente e moralmente. In parte, Assange è già stato ucciso (e per il resto, ci siamo andati vicinissimi, calcolando i tentativi messi in atto dalla CIA, per questo consiglio il documentario “Ithaka”).

La liberazione non avviene per assoluzione o decadenza delle accuse, ma dopo un patteggiamento che impone ad Assange di dichiararsi colpevole dell’accusa di cospirazione, riconoscendo gli anni già trascorsi in carcere come valevoli per la condanna.

Hanno messo un uomo nella condizione di doversi dichiarare “colpevole di verità” per passare gli ultimi anni di una vita rovinata con la propria famiglia.

“Di verità”, perché Assange questo ha commesso: rendere coscienti i cittadini americani che il proprio governo aveva mentito sulle motivazioni e sulla condotta di una serie di guerre che hanno lasciato uno strascico di milioni di morti e innumerevoli crimini, così come tante e tante falsità che il sistema occidentale ha costruito contro i nemici di turno, che una volta ripetute a oltranza divengono fatti assodati e storici (una di queste, i fatti di Piazza Tienanmen a Pechino, i rapporti sulla montatura mediatica sono su Wikileaks, chi è curioso potrà leggerli).

Il diffondere qualsiasi dato sensibile per la sicurezza nazionale, come per esempio i codici di lancio di missili balistici, questo sì, sarebbe cospirazione e verrebbe condannato in ogni paese sovrano. Ma questo non è mai accaduto su Wikileaks, nemmeno con l’intento.

Non è mancata la beffa finale del diniego all’utilizzo di un volo di linea per tornare in Australia, con l’imposizione di un volo privato dal costo di 520.000 dollari (la moglie Stella ha aperto una campagna di donazione).

Questa “liberazione” e conseguente patteggiamento ci conferma che nel sistema liberale occidentale il giornalismo e l’informazione sono orpelli funzionali al potere, la più importante macchina d’egemonia di cui dispone.

Assange e la sua vita finita nel tritacarne, come Chelsea Manning (che diffuse il video “collateral murder”, crimini di guerra USA in Iraq) o Edward Snowden (oggi salvo perché scappato nella “cattiva” Russia), rappresenterà per sempre un monito per tutti quelli intorno e a seguire.

Foto: Presidio davanti all’Ambasciata britannica di Roma, 2024.

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