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“No a Marcos – Duterte”. Manifestazione a Roma contro i brogli nelle elezioni filippine del 9 Maggio.

Domenica 22 Maggio si è tenuta in Piazza della Repubblica a Roma una manifestazione di protesta organizzata dal Comitato di amicizia italo-filippino per denunciare i brogli nelle elezioni presidenziali del 9 Maggio nelle Filippine.

ELEZIONI DEL 9 MAGGIO

Le elezioni hanno visto la vittoria, con il 58,77% dei voti, di Ferdinand Marcos Jr., figlio del dittatore che per oltre vent’anni, dal 1965 al 1986, governò il paese istituendo una violenta repressione dei militanti democratici e progressisti con la messa al bando dei partiti di sinistra, socialisti e comunisti, in seguito fuggito nel 1986 nelle Hawaii con l’aiuto del Governo statunitense, portando con sé le ingenti ricchezze accumulate.
Nell’appena conclusasi tornata elettorale, ci informa il Comitato: “le forze armate e la polizia sono intervenute pesantemente, intimidendo gli elettori, impedendone il voto o falsificandolo. Il governo ha fatto ampissimo ricorso alla pratica legalizzata del red tagging, vere liste di proscrizione che colpiscono tutti i democratici, accusati di essere simpatizzanti del partito comunista o del Fronte Nazionale Democratico delle Filippine”.

Ferdinand Marcos Jr.

SITUAZIONE POLITICA E SOCIALE FILIPPINA

La situazione socio-politica delle Filippine è tanto complessa quanto sconosciuta in occidente:
dal 1973, ai tempi del dittatore Marcos, si è costituito il Fronte Nazionale Democratico delle Filippine (NDFP), un’alleanza rivoluzionaria che si contrappone al Governo centrale filippino e racchiude, in una larga adesione, ambienti e movimenti cattolici, democratici, socialisti e comunisti, così descritto nel loro sito ufficiale: “L’NDFP è l’organizzazione rivoluzionaria di fronte unico del popolo filippino che lotta per la libertà nazionale e per i diritti democratici del popolo. Fondato il 24 aprile 1973, il NDFP cerca di sviluppare e coordinare tutte le classi, i settori e le forze progressiste nella lotta del popolo filippino per porre fine al dominio dell’imperialismo statunitense e dei suoi alleati locali di grandi proprietari terrieri e compradores, e raggiungere la liberazione nazionale e sociale.
Luis Jalandoni, uno dei principali leader del movimento rivoluzionario, spiega: “Si tratta di un’alleanza composta da 18 strutture come Makibaka che rappresentano donne, sindacati, artisti, scienziati, operai, scrittori e anche i filippini esuli in altri paesi. Tra le più importanti e storiche, vi sono il Partito comunista filippino”.

Attualmente l’NDFP è presente in 73 province filippine, controllandone alcune con una vera e propria struttura istituzionale parallela.

Nel 2016 c’è stato un momento di ottimismo per l’elezione dell’attuale Presidente uscente Rodrigo Duterte. In fase di campagna elettorale e nei primissimi mesi di Governo espresse l’intenzione di raggiungere un accordo pacifico con i militanti del Fronte Democratico (ci furono dei negoziati ufficiali in Norvegia, presieduti da Jalandoni), liberare i prigionieri politici, limitare il potere dei trust americani sulle risorse naturali del paese (di cui è ricchissimo) e sostenere una politica estera scollegata dall’imperialismo statunitense.
Le promesse vennero completamente disattese con il proseguimento della sudditanza del paese agli Stati Uniti in termini economici e militari, la ripresa delle ostilità contro il Fronte, l’utilizzo del red tagging per estromettere dalla politica avversari politici e il via libera per la polizia alle uccisioni sommarie, giustificate con la lotta al narcotraffico, con stime superiori ai 14.000 morti.

Con l’attuale vittoria del Partido Federal ng Pilipinas, la figlia di Rodrigo Duterte, Sara, è stata eletta Vice-Presidente.

REAZIONE ESTERA

Il primo Capo di Stato estero a complimentarsi con Marcos Jr. e Sara Duterte è stato il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, legittimando di fatto una votazione che presenta enormi lacune democratiche.
I filippini con sede in Nord America hanno espresso “estrema delusione” per l’accaduto, come riportato dal PhilStar Global, firmando un manifesto di protesta.

MANIFESTAZIONE E PRESIDIO A ROMA

Il Comitato di amicizia italo-filippino ha espresso solidarietà con una manifestazione e presidio presso Piazza della Repubblica a Roma, in cui possiamo notare anche la bandiera del Partito delle donne di Gabriela, formazione politica che concorre alle elezioni ufficiali in piena legalità portando avanti le istanzi del femminismo e della giustizia sociale, così descritto sempre da Jalandoni: “vi sono organizzazioni di stampo progressista e antimperialista che sostengono la nostra lotta, ma non praticano la guerriglia e che fanno opposizione legale (anche parlamentare), per esempio l’organizzazione delle donne Gabriela.” Il partito è sovente attaccato dalla propaganda governativa come “affiliato al Fronte Democratico e al Partito Comunista“.

Durante il presidio non è mancata una contestazione da parte di un sostenitore del neo-Presidente Marcos che ha provocato con insulti e ingiurie verso i manifestanti, allontanato dalle forze di polizia presenti sulla piazza.

Foto della manifestazione, a seguire i comunicati ufficiali

Comunicato ufficiale – annuncio manifestazione:

Comitato di amicizia italiano filippino per la difesa dei diritti umani nelle Filippine
Il Comitato denuncia le gravi frodi nelle elezioni presidenziali del 9 maggio nelle Filippine.
Il sistema di conteggio automatico dei voti è stato manipolato. Le forze armate e la polizia sono intervenute pesantemente, intimidendo gli elettori, impedendo loro di votare o falsificandoli. Il governo ha ampiamente fatto ricorso alla pratica legalizzata delle etichette rosse, vere e proprie liste di proscrizione che hanno colpito tutti i democratici accusati di essere simpatizzanti del Partito Comunista o del Fronte Nazionale Democratico delle Filippine. Attivisti e candidati colpiti dal cartellino rosso diventano vittime di ogni abuso e molti di loro sono stati uccisi.
Marcos Junior ha approfittato nella sua campagna elettorale degli ingenti fondi accumulati con le ruppes dal padre, il dittatore Ferdinand Marcos, nonché del sostegno di multinazionali, fondisti e della ricca compadora borghese. Si è schierato a fianco della vicepresidente Sara Duterte, figlia dell'attuale presidente, Rodrigo Duterte, deferita alla Corte penale internazionale per le sommarie esecuzioni di oltre 14mila filippini, con la scusa della guerra alla droga, al terrorismo o all'estremismo islamico.
Il nuovo governo imporrà il tallone di ferro dei finanziatori, delle multinazionali e dei compratori borghesi a contadini, indigeni e altre minoranze e a tutte le classi popolari.
Le Filippine, in patria e nel mondo, si stanno ribellando a questa nuova, più terribile dittatura.

Il Comitato di amicizia filippino italiano convoca una manifestazione di protesta, che unisce italiani e filippini per la democrazia, domenica 22 maggio, dalle 10:00 alle 12:00, in piazza della Repubblica.

Chiediamo l'adesione di tutte le forze democratiche.
Il Comitato dell'Amicizia Filippina Italiana

Hanno già aderito:
Potere al popolo
Rifondazione Comunista
Rete dei comunisti
Change Broken - organizzazione giovanile comunista
OSA - Opposizione studentesca alternativa
Centro di ricerca e elaborazione CRED per la democrazia
Comitato degli Immigrati in Italia - Alleanza Internazionale dei Migranti
Comitato JVP Sri Lanka in Italia

Comunicato ufficiale – relazione degli interventi:

Nel discorso di apertura, il presidente dell'Associazione Italia Pilipino Friendship (IPFA) ha spiegato lo scopo dell'azione di protesta e ha esteso la sua ferma condanna per l'inganno avvenuto. Ha riferito che è chiaro che Marcos e Duterte hanno approfittato del loro potere e controllo per manipolare i risultati elettorali.
Umangat-Migrante e Gabriela Roma hanno affermato in una dichiarazione che le ultime elezioni sono state tra le più sporche che si siano svolte nel nostro paese, poiché abbiamo assistito a un diffuso acquisto di voti, alla manipolazione dei social media da parte di troll a pagamento, intenso red tagging e distruzione multipla di macchine per il conteggio dei voti che hanno portato a lunghe file di votazioni in cui molti dei nostri connazionali non potevano più votare. Hanno detto che il beneficiario di queste truffe non è altro che il tandem Marcos-Duterte che fin dall'inizio abbiamo visto sfruttare la debolezza e la povertà della maggioranza del popolo filippino per vincere le elezioni. È chiaro che il popolo filippino non vuole più il regime di Duterte a causa degli omicidi sfrenati che hanno avuto luogo e che siamo caduti in estrema povertà sotto il suo governo. Inoltre non vogliamo che qualcuno come Marcos, un truffatore e figlio di un dittatore che ha rubato le casse del popolo, sostituisca Duterte.
Il popolo filippino si è opposto da tempo al ritorno dei Marcos perché fino ad ora non ha potuto restituire ciò che ha rubato dalle nostre casse e ancora non ha potuto pagare i debiti alle vittime delle violenze effettuate quando erano in carica. Quindi la nostra chiamata è restituire il rubato e non il ladro.

Sono intervenuti anche tutti i leader di RCDC, Reti Com, IPFA e altri leader a Roma.
Infine, ha invitato tutti a rafforzare ulteriormente la forte unità e cooperazione affinché Marcos-Duterte non torni e a continuare la lotta iniziata per il raggiungimento di un governo onesto per tutti.

Alla fine del programma, Sabay ha cantato contemporaneamente Bayan Ko mentre alzava il pugno come simbolo di intenso amore per la nostra amata madrepatria, le Filippine.

Lunga vita al popolo filippino in difficoltà!
Viva la Solidarietà Internazionale!

Intervento e post Facebook di Michela Arricale,
giurista del Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED).

A sostegno del popolo filippino contro il binomio Marcos/Duterte jr, un vero e proprio schiaffo in faccia all'ipocrisia democratica dei giorni nostri.
Lo so, è un posto lontano e forse non vi interessa granché, ma le Filippine sono state vittima di un regime dittatoriale sanguinario, quello di Marcos, nato come governo liberale alla fine degli anni '60 e trasformatosi in regime dopo una decina d'anni e rimasto in carica fino all'inizio degli anni '80.

Marcos e sua moglie vennero giudicati da un Tribunale nel 1988 e dichiarati innocenti. Peccato che il Tribunale fosse statunitense, non filippino, e -nello specifico- il grand jury di Manhattan. Ed essendo un gran jury, non possiamo nemmeno definirlo "Tribunale" visto che è un organo che decide l'incriminazione o meno, non certo la colpevolezza. In pratica, un gran jury di Manhattan ha deciso che non doveva proprio andarci, a processo. Tant'è. Ma per gli standard USA va tutto benissimo, fino a che si fanno i loro interessi non c'è principio che non sia negoziabile.

Dalla padella alla brace, la democratura filippina prosegue il suo cammino con Duterte, altro novello Erdogan, feroce e sanguinario con gli oppositori politici e con tutti i comunisti in generale. Nel 2016 si è autorivendicato come l'Hitler delle Filippine. Durante il suo mandato sono diventati tristemente famosi gli squadroni della morte di Davao e ha più volte rivendicato l'uso della violenza come mezzo legittimo di gestione dell'ordine pubblico.

Si sa, il rito elettorale è fondamentale, e si compie ovunque: peccato che sia gestito da un antidemocratico e che siano stati preventivamente messi fuori legge tutti i partiti comunisti, annichiliti gli oppositori politici e aggrediti e malmenati i leader sociali. Peccato anche che il voto sia stato pesantemente manipolato in maniera nemmeno troppo sofisticata: a suon di corruzione, botte e intimidazioni, indovinate chi ha vinto? IL FIGLIO DI MARCOS, con vicepresidente LA FIGLIA DI DUTERTE.

Ma il suo modello economico di sviluppo è perfettamente in linea con le richieste del libero mercato, e quindi va tutto bene, madama la marchesa: se i ricchi diventano più ricchi, chissenefrega dei altri?

FONTI E CITAZIONI:

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