
Nel Novembre scorso abbiamo dolorosamente appreso del suicidio di Adelina Sejdini, attivista contro la tratta delle schiave sessuali.
Ricordando le sue battaglie in un post, scrivevamo:
“Nei suoi discorsi ricordava ed esortava alla comprensione del fenomeno della prostituzione, che nella quasi totalità dei casi è sinonimo di schiavitù e tratta, in altri necessità economica e mancanza di possibilità. Il concetto di “libera scelta” è inapplicabile alla prostituzione, nonostante sia così caro al nuovo “femminismo liberale” di statunitense stampo, difendendo la presunta “scelta” di un ristrettissimo fenomeno, come quello delle escort, in realtà parte di un privilegio sociale ed economico e lontano, lontanissimo, dal fenomeno quotidiano della prostituzione.
La liberalizzazione è un regalo enorme alle associazioni criminali; l’esempio è la Germania, che dalla politica di liberalizzazione in poi ha visto aumentare il traffico di esseri umani (donne), dando in mano l’arma della depenalizzazione del reato di sfruttamento ai criminali della tratta, ora operanti nel completo rispetto della legge.”
Adelina era una collaboratrice di IROKO, associazione che leggiamo dal loro sito ufficiale, “opera per contrastare le disuguaglianze offrendo sostegno alle vittime di tratta e di sfruttamento sessuale, affinché abbiano una vita dignitosa e autonoma; e lotta per l’abolizione dell’industria del sesso e impedire un tale umiliante sfruttamento in futuro“, offrendo servizi diretti alla persona, condivisione di conoscenze e competenze, prevenzione e lotta alla tratta e allo sfruttamento sessuale.
Con estrema partecipazione, condividiamo un cortometraggio auto-prodotto dal Collettivo Abolizionista, di cui è parte anche l’Associazione, sul tema della legalizzazione della prostituzione:
“E se la prostituzione diventasse un lavoro come un altro anche in Italia? Ciascuna di noi potrebbe imbattersi in annunci di lavoro dove senza mezzi termini viene disvelata la realtà della prostituzione: uno stupro reiterato in cui non è prevista né scelta né via d’uscita e giustificato dalle leggi del mercato, dove tutto diventa merce disponibile per la vendita.”

È ora che la prostituzione sia riconosciuta per quel che è:
Violenza maschile che esercita da sempre il controllo sul corpo delle donne, che si arroga l’accesso al corpo altrui con qualsiasi mezzo!
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