Non seguo Sanremo da anni. Anzi, credo di non averlo mai seguito veramente.
Non per posizioni concettuali, semplicemente lo trovo, allo stato attuale, un contenitore vuoto che non può garantire una proposta musicale di qualità. Per i tempi, per l’organizzazione, per il mercato discografico italiano… Per vari motivi non importanti per la riflessione.
Ma come sempre, ancor di più nell’era social, ogni Febbraio siamo costretti a subire tutta la baracconata fatta di sdegno, ovazione e commenti sempre uguali.
Vince Mahmood, ragazzo di origine egiziana.
Non so nemmeno chi sia. Non per finto elitarismo, non seguo determinata musica.
Quindi, mi astengo dallo scrivere una qualsiasi riflessione.
Ma non siamo in un paese normale… e quindi mi ritrovo:
– il Ministro dell’Interno che sfrutta, come sempre, l’occasione per la sua frasetta razzista con un “La canzone italiana più bella?!?”. (meno peggio di quello che dirà il giorno dopo sulle Foibe, ma sorvoliamo…).
– chi vede un riscatto dei migranti nei confronti delle politiche governative (facendo propaganda, senza accorgersene, proprio alle istanze razziste con una follia del genere).
– chi si è visto, molto attentamente, le 5 puntate per poter dire con forza “VISTO!!! ha fatto schifo sto Festival… l’avevo detto io!!!” (ma veramente non avevate altro da fare?)
– grandi esperti di musica che gridano alla morte di quest’ultima, andando a scomodare artisti che meno di niente c’entrano con Sanremo e l’Italia, come Pink Floyd, Jimi Hendrix, Queen e chi più ne ha più ne metta.
– e poi… la ciliegina. Il Ministro dello Sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, Gigino Di Maio, racchiude tutti i commenti in un “hanno vinto i radical chic”…
Dopo Di Maio, a questo punto due parole le dico anch’io…
Le dico dopo aver, proprio per curiosità, visto e ascoltato attentamente il brano e il video di “Soldi”, la canzone vincitrice.
Di nuovo, vado controcorrente con questo paese.
Trovo “Soldi” un brano assolutamente interessante, con un testo molto personale e una melodia riuscita che “buca” bene la memoria.
Il video, girato con una fotografia stupenda, alterna toni caldi, neutri e freddi a tinte pastello a tutto schermo. Un ottimo video, calcolando gli standard (miseramente pessimi) dei video musicali italiani, con il cameo del grande Gian Maurizio Fercioni, uno dei primi storici tatuatori d’Italia.
Ma è così difficile non dirottare ogni singola questione su tematiche che non c’entrano nulla?
E’ più degenere la musica di Sanremo o chi l’ascolta?
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