Difficilmente scrivo di sport, mai di calcio.
Trovo esagerata, fastidiosa, l’insana e ingiustificata importanza che viene riservata a questo gioco che tale dovrebbe rimanere, evitando, come avviene per esempio a Roma, paralleli con epoche del passato che nulla hanno a che vedere con un, mi ripeto, gioco…
Ma in questo mondo calcistico, fatto ormai di tante (se non sole) ombre, oggi si spegne una luce, una di quelle che positivamente e con pieno diritto hanno valicato i confini sportivi, accompagnando e segnando un’epoca, una città, un territorio.
Un’epoca, perché in fondo, per chi ha vissuto l’infanzia o l’adolescenza dagli anni ’90, Totti, c’è sempre stato… Il sedicenne preso a sberle da Mazzone non era un semplice debuttante, era già, per romanisti navigati e piccoli tifosi sognatori, un fuoriclasse, un campione, un futuro mito, un futuro capitano. Era la maglietta che almeno una volta al giorno vedevi aggirarsi in una scuola elementare, il nome più utilizzato come metro di paragone quando si scambiavano due calci ad un pallone.
Una città, ancor di più per chi, come chi scrive, è nato e cresciuto all’Appio Latino. Quel Totti sempre nominato e bramosamente ricercato sulle figurine, non era qualcosa di lontano, di televisivo, era un “ragazzetto” che giocava a Porta Metronia, che passava e potevi vedere continuamente per Via Vetulonia, per Via Latina, guidando una semplice Uno, o una Golf… (se la memoria di bambino non inganna).
Un territorio, perché nei numerosi viaggi effettuati, una risposta mi ha sempre accompagnato nelle conversazioni in giro per il mondo:
alla domanda “da dove vieni?” e al mio “dall’Italia, da Roma”, seguiva sempre un
“a si… Totti!!!”.
Dai canali di Amsterdam; “Totti!!!”
dalle streets londinesi; “Totti!!!”
dagli hutong di Pechino; “Totti!!!”
dai grattaceli di Shanghai; “Totti!!!”
dalla quiete delle montagne di Wudangshan; “Totti!!!”
perfino dalla caotica Ho Chi Minh in Vietnam; “Totti!!!”
Lo strapotere mediatico del calcio, come detto in apertura, aiuta senza dubbio, ma è chiaro, innegabile, che qui c’è qualcosa di più, che supera le barriere che imporrebbero a questo personaggio la categoria di sportivo.
Dal suo quartiere, alla sua città, al suo paese, fino a tutto il mondo, quel nome così facile da ricordare è divenuto sinonimo di semplicità, di simpatia, ma soprattutto, di un amore infinito per la propria città, per la propria squadra, che se da una parte ha negato all’atleta la momentaneità della gloria di trofei internazionali, ha regalato la stima, l’affetto e la gloria duratura per l’UOMO.
Oggi, 28 Maggio, un’epoca calcistica, romanista e romana si è conclusa.
Da parte di un romano, di un ex-bimbo dell’Appio Latino, di un “acalcistico” convinto, con un pizzico di commozione…
GRAZIE CAPITANO, fissa presenza di tanti viaggi, compagno di questi… a tua insaputa…
Colasanti Marcello
ARTICOLO SCRITTO PER “IL GIORNALE DEL RICCIO”, VIETATO COPIARNE IL CONTENUTO ANCHE PARZIALE SU ALTRI SITI.
CHIEDIAMO GENTILMENTE DI CONDIVIDERE DIRETTAMENTE IL LINK DELL’ARTICOLO E DEL RELATIVO FACEBOOK.
GRAZIE PER LA DIFFUSIONE.