Pubblicato il 24 Aprile 2015
Ieri un servizio su “Le iene”, mi ha riportato un ricordo storico alla mente…
Il programma mostrava degli immigrati che lavorano nelle piantagioni siciliane per 1,50 euro l’ora, sfruttati dai proprietari terrieri, i cosiddetti “caporali”, gli stessi che tengono in schiavitù donne rumene per fini lavorativi e sessuali, ricattandone i mariti; storia che va avanti da anni in Italia e che nonostante sia stata denunciata più volte dalle reti sociali locali, è stata resa pubblica dai mass media solo qualche mese fa…
Il ricordo in questione è diretto ai “carusi”.
In Sicilia “caruso” significa semplicemente “ragazzo”, ma tale parola e “carusaggio”, purtroppo, fino agli ’50 ha significato ben altro.
I baroni, proprietari terrieri e di miniere, pagavano ai genitori di un bambino (parliamo anche di 7-8 anni) una somma che sarebbe stata ripagata pian piano dal lavoro del suddetto; il problema è che tale cifra, oltre a maturare un interesse, era retribuita con salari giornalieri di pochi centesimi di lira. Praticamente, il bambino era schiavo per anni, spesso fino all’età adulta.
Il lavoro era massacrante e ne comprometteva a vita la salubrità del ragazzino, senza diritti, senza la minima norma di sicurezza; i bambini, schiavi, erano trattati in maniera disumana. Tutti ricorderanno le vicende di “Rosso Malpelo” scritto da Giovanni Verga, in cui si narrano le condizioni dei carusi nelle solfatare, del 1880.
Si penserà che queste erano storie da “1800”, ma non è cosi.
Nel periodo fascista tutto ciò non cambiò di una virgola, anzi, gli stessi baroni, i proprietari terrieri e di miniere, i “caporali”, erano quelli che nella maggior parte dei casi portavano “la camicia nera” nel paese, ricoprendone il ruolo di gerarca come Segretario di fascio rionale e distrettuale, aumentandone il potere e distruggendo ogni minima speranza di rivalsa nei bambini sfruttati, impotenti davanti ad una macchina statale iniqua, partendo dai rappresentanti stessi.
La realtà raccapricciante di tutto ciò venne realmente alla luce solo dopo la caduta del fascismo e della guerra, con i primi processi a questi “caporali” in periodo repubblicano, con l’Italia liberata.
Ora, oltre al fatto che oggi, gli stessi che sfruttano e speculano “sull’immigrato” sono gli stessi che urlano “ci rubano il lavoro”, “andatevene a casa”; questi sono gli stessi che molto spesso anche non sfruttando, pensano ancora “si stava meglio quando si stava peggio”, quando purtroppo, sulla pelle di tante persone costrette a subire mille e mille angherie, così non fu…
Gli stessi che ripropongono, su nuove vittime, la tragedia di quello che è stato.
Perchè… il fascismo…. è stato ANCHE questo….
Colasanti Marcello
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