Articoli del 2016 · Città di Roma · Politica

AMMINISTRATIVE DI ROMA 2016 – La provenienza politica di Virginia Raggi e le espulsioni del M5S.

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Le amministrative romane del 2016 sono, senza dubbio, tra le votazioni più singolari mai avvenute nell’Italia Repubblicana, tra dichiarazioni suicide, campagna elettorale “a perdere” e candidati impresentabili.

Sul discorso “impresentabilità”, non possiamo tirare indietro nemmeno la candidata a Sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle Virginia Raggi, già consigliere (poco attiva) nella precedente amministrazione.

Significativi sono i suoi trascorsi lavorativi, che poco sono stati valutati a livello di “ambiente” lavorativo, ma utilizzati semplicemente, dagli avversari politici, come sterile appiglio per criticare l’integrità personale della candidata, cosa che quest’articolo in nessun modo vuole fare, data l’impossibilità di poter affermare cose simili.

Virginia Raggi, nel suo passato di avvocatessa, ha lavorato, facendone la pratica legale, nello studio di Cesare Previti, ex parlamentare di Forza Italia, condannato in via definitiva per il Processo Lodo Mondadori.
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Inoltre, è stata Presidente della società HGR, di proprietà di Franco Panzironi, braccio destro di Alemanno e Amministratore delegato dell’AMA, uno dei protagonisti del fenomeno “Mafia Capitale” insieme a Buzzi e Carminati.
 

L’interessata, quando ormai le notizie erano di dominio pubblico, ha giustificato i rapporti come di normale “ruolo tecnico”, quindi di natura professionale.

La risposta è assolutamente poco esaustiva, nonchè poco convincente…

Quel tipo di ambienti, non possiamo proprio definirli “tecnici” e “lavorativi”, la possibilità di incrociarli a livello professionale è scarsissima; se ne entra in contatto solo se CI SI VUOLE entrare e se, dall’altra parte, c’è la VOLONTA’ di farci entrare. Parliamo delle più alte sfere di commistione tra malavita organizzata e politica romana.

Panzironi.jpgQuindi, affermare che, l’avere non un semplice rapporto lavorativo, ma un ruolo ben preciso all’interno di quel mondo (parliamo della presidenza di una società di Panzironi, colui che con Buzzi portava valigette da 200.000 euro ad Alemanno), si tratti di semplice “rapporto lavorativo”, è ingannevole e poco trasparente. Inoltre ci conferma che, come sempre, questo “nuovo che avanza”, di nuovo ha ben poco, data la provenienza e formazione; in questo caso, dai peggiori soggetti della destra-malavitosa romana.
Questo a conferma della “selezione” che c’è all’interno del Movimento 5 Stelle, in cui la maggior parte dei candidati o delle persone con un ruolo chiave nel movimento, poco hanno “di nuovo”, e guarda caso sempre a destra…
Il non trascurabile passato della candidata a Sindaco di Roma, è stato omesso volutamente, non comparendo nel suo curriculum; non parliamo di un “lavoretto” qualsiasi, ma di Previti e presidenza nel mondo Panzironi-Mafia Capitale. Secondo le regole del Movimento (ma, aggiungo, di semplice moralità…) la candidata andava ritirata dalla corsa al Campidoglio ed espulsa.

Ciò non è avvenuto, come in altri casi.

Le espulsioni all’interno del Movimento 5 Stelle, come conferma questa casistica, anche se pubblicizzate come atto di “diversità” rispetto agli altri partiti, nella sostanza è stato utilizzato (o non utilizzato) sovente come mezzo di epurazione, spesso con evidente incoerenza da caso a caso.

Parma-Federico-Pizzarotti-di-questi-tempi-a-fare-il-sindaco-Ci-vuole-un-pazzo-660x330.jpgEsemplare il caso di Parma, dove il fin da subito critico Federico Pizzarotti, non più apprezzato dalle alte e reali sfere decisionali del Movimento, è stato espulso alla prima occasione, cioè quella di un’indagine giudiziaria a suo carico. Nelle parole di Luigi Di Maio, a sostegno di questa espulsione, troviamo anche il pericoloso giustizialismo populista caratterizzato dall’ignorare (sicuramente, nel suo caso, voluto) la differenza tra un INDAGATO, semplice trascrizione di una persona al “Registro delle nozioni di reato”, sovrapponendolo all’IMPUTATO, quando il Pubblico Ministero ne esercita effettivamente l’azione penale; così facendo, con una qualsiasi falsità, chiunque può far finire sotto indagine un personaggio scomodo, che sicuramente poi verrà cancellato dal registro, ma intanto, è stato fatto destituire…
Questo aumenta la già alta confusione, se non proprio ignoranza, all’interno della popolazione, fomentando il senso si populismo e di odio non ragionato e non basato su reali basi concrete; semplicemente da stadio…

filippo-nogarinUna prova dell’espulsione “a piacere”, arriva da Livorno, in cui Filippo Nogarin, anche lui indagato come Pizzarotti, non è stato espulso, anzi, tre consiglieri che avevano sollevato criticità proprio per le motivazioni per cui ora è indagato, parliamo di Giuseppe Grillotti, Alessandro Mazzacca e Sandra Pecoretti, furono espulse dal Movimento, e alla luce degli sviluppi attuali, non reintegrati.

1460547030-0-luigi-di-maio-a-vittoriaL’arma dell’espulsione (soprattutto sul discorso “indagato” e non “imputato”, come dovrebbe essere) ha una chiara valenza politica e di “controllo” sul Movimento da parte dei suoi reali possessori; ricordo che il Movimento è di proprietà di una società privata, che fa capo al suo consiglio di amministrazione, cioè la Casaleggio Associati.

 

I candidati al Movimento, come la stessa Virginia Raggi, sono stati costretti a firmare un documento che, citandolo, dice:

«Le proposte di atti di alta amministrazione e le questioni giuridicamente complesse – si legge al punto 2/d del codice etico – verranno preventivamente sottoposte a parere tecnico-legale a cura dello staff, coordinato dai garanti del Movimento».

 

All’effettivo, si svuota di ogni potere decisionale un Sindaco o Consigliere democraticamente eletto dal popolo, che a lui soltanto spetterebbe la decisione di ogni azione politica intrapresa (naturalmente in linea con il suo programma), delegandola forzatamente al consiglio di una società privata; chi non rispetta ciò, è costretto a pagare una multa di 150.000 euro.
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Questo è uno degli atti più gravi che si siano visti in politica, già enormemente piegata dall’interesse privato, stavolta scritto nero su bianco…

 

Perciò, questa differenza così ostentata, questa onestà, questo nuovo, è veramente difficile da riconoscere, o meglio da digerire, nel momento in cui ci troviamo davanti ad un candidato che non dovrebbe essere candidato, legato a un passato vicino a Mafia Capitale, dove le sue scelte verranno decise a tavolino da privati, che comunque potranno espellere e sostituire a piacimento, come visto, senza la minima coerenza tra un caso e l’altro.

Colasanti Marcello