
Sul discorso “impresentabilità”, non possiamo tirare indietro nemmeno la candidata a Sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle Virginia Raggi, già consigliere (poco attiva) nella precedente amministrazione.
Significativi sono i suoi trascorsi lavorativi, che poco sono stati valutati a livello di “ambiente” lavorativo, ma utilizzati semplicemente, dagli avversari politici, come sterile appiglio per criticare l’integrità personale della candidata, cosa che quest’articolo in nessun modo vuole fare, data l’impossibilità di poter affermare cose simili.

Inoltre, è stata Presidente della società HGR, di proprietà di Franco Panzironi, braccio destro di Alemanno e Amministratore delegato dell’AMA, uno dei protagonisti del fenomeno “Mafia Capitale” insieme a Buzzi e Carminati.
L’interessata, quando ormai le notizie erano di dominio pubblico, ha giustificato i rapporti come di normale “ruolo tecnico”, quindi di natura professionale.
Quel tipo di ambienti, non possiamo proprio definirli “tecnici” e “lavorativi”, la possibilità di incrociarli a livello professionale è scarsissima; se ne entra in contatto solo se CI SI VUOLE entrare e se, dall’altra parte, c’è la VOLONTA’ di farci entrare. Parliamo delle più alte sfere di commistione tra malavita organizzata e politica romana.

Questo a conferma della “selezione” che c’è all’interno del Movimento 5 Stelle, in cui la maggior parte dei candidati o delle persone con un ruolo chiave nel movimento, poco hanno “di nuovo”, e guarda caso sempre a destra…
Ciò non è avvenuto, come in altri casi.
Le espulsioni all’interno del Movimento 5 Stelle, come conferma questa casistica, anche se pubblicizzate come atto di “diversità” rispetto agli altri partiti, nella sostanza è stato utilizzato (o non utilizzato) sovente come mezzo di epurazione, spesso con evidente incoerenza da caso a caso.

Questo aumenta la già alta confusione, se non proprio ignoranza, all’interno della popolazione, fomentando il senso si populismo e di odio non ragionato e non basato su reali basi concrete; semplicemente da stadio…
Una prova dell’espulsione “a piacere”, arriva da Livorno, in cui Filippo Nogarin, anche lui indagato come Pizzarotti, non è stato espulso, anzi, tre consiglieri che avevano sollevato criticità proprio per le motivazioni per cui ora è indagato, parliamo di Giuseppe Grillotti, Alessandro Mazzacca e Sandra Pecoretti, furono espulse dal Movimento, e alla luce degli sviluppi attuali, non reintegrati.
L’arma dell’espulsione (soprattutto sul discorso “indagato” e non “imputato”, come dovrebbe essere) ha una chiara valenza politica e di “controllo” sul Movimento da parte dei suoi reali possessori; ricordo che il Movimento è di proprietà di una società privata, che fa capo al suo consiglio di amministrazione, cioè la Casaleggio Associati.
I candidati al Movimento, come la stessa Virginia Raggi, sono stati costretti a firmare un documento che, citandolo, dice:
«Le proposte di atti di alta amministrazione e le questioni giuridicamente complesse – si legge al punto 2/d del codice etico – verranno preventivamente sottoposte a parere tecnico-legale a cura dello staff, coordinato dai garanti del Movimento».

Questo è uno degli atti più gravi che si siano visti in politica, già enormemente piegata dall’interesse privato, stavolta scritto nero su bianco…
Perciò, questa differenza così ostentata, questa onestà, questo nuovo, è veramente difficile da riconoscere, o meglio da digerire, nel momento in cui ci troviamo davanti ad un candidato che non dovrebbe essere candidato, legato a un passato vicino a Mafia Capitale, dove le sue scelte verranno decise a tavolino da privati, che comunque potranno espellere e sostituire a piacimento, come visto, senza la minima coerenza tra un caso e l’altro.
Colasanti Marcello
L’ha ribloggato su Marcello Colasanti – Candidato al Consiglio del Municipio I di Roma con "Sinistra X Roma".
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